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Crisi di governo, Draghi non cede e il M5s allo sbando: ecco perché si va verso le elezioni anticipate

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Avanti con la stessa maggioranza, Draghi bis ma senza i 5 Stelle, ritorno subito alle urne. Dopo lo strappo di Conte e le dimissioni del premier Mario Draghi, respinte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, i partiti si dividono sul da farsi in vista di mercoledì, quando il premier tornerà a parlare in Parlamento. Draghi non sembra intenzionato a tornare sui suoi passi, e infatti nessun nuovo voto di fiducia al governo è previsto al momento. L'esito della crisi dipenderà molto, tuttavia, dalle posizioni che le diverse forze politiche decideranno di assumere nei prossimi 5 giorni.

Il Movimento 5 Stelle è il partito che ha innescato il terremoto politico, uscendo dall'Aula del Senato al momento del voto sul dl Aiuti sul quale l'esecutivo aveva posto la fiducia (ottenuta anche senza i grillini). Dopo la salita al Colle di Draghi, il partito è riunito in modo quasi permanente per decidere se sfilarsi dal governo o tentare di ricucire. "Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma di rispettare un programma definito all'inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. O si hanno risposte vere, strutturali e importanti opporre nessuno può avere i nostri voti", ha rimarcato il presidente M5S, Giuseppe Conte, il giorno stesso della crisi. Il partito di Grillo potrebbe decidere di ritirare i propri ministri anche prima di mercoledì, ma non mancano i timori per elezioni anticipate in autunno. "La partita mi sembra complicata, però da sbloccare", sentenzia Giancarlo Giorgetti, uomo forte della Lega ma anche molto vicino a Draghi. "Io ho detto i tempi supplementari? Mi pare che squadre siano un po' stanche", chiosa drammatizzando la situazione.

Chi lavora per ricomporre la frattura è il Pd di Enrico Letta. Secondo i dem, infatti, il governo Draghi dovrebbe andare avanti con la stessa maggioranza fino alla scadenza naturale della legislatura. Primo: per affrontare le emergenze in atto (crisi economica ed energetica, guerra in Ucraina, spread). Secondo: per portare avanti il progetto del 'campo largo' in vista delle prossime politiche, cosa impossibile nel caso in cui 5 Stelle confermassero lo strappo. Netta la linea del partito: il Pd è in salute e non teme le urne ma in questo momento è interesse Paese cercare tutte le vie possibile per ripristinare l'unità nazionale intorno a Draghi.

Chi si trova a un bivio è, invece, il centrodestra, con Giorgia Meloni che dall'opposizione invoca il voto "subito", mentre Salvini e Berlusconi attendono di sentire Draghi alle Camere. "Dubito che questa crisi rientrerà" ha detto oggi la leader di Fratelli d'Italia, rifiutando "il racconto delle elezioni come le cavallette, come una delle sette piaghe d'Egitto". Per Lega e Forza Italia "non è più possibile contare sul Movimento 5 Stelle in una fase così delicata". "Ascolteremo con rispetto e attenzione le considerazioni del presidente Mario Draghi, non avendo certamente timore del giudizio degli italiani", hanno scritto i due partiti in una nota congiunta.

Nessun dubbio sul fatto che Draghi debba restare a Palazzo Chigi - ma escludendo i 5 Stelle dalla maggioranza - invece, da parte dei centristi, da Azione a Italia Viva fino alla nuova formazione di Luigi Di Maio, Insieme per il futuro. A sostegno dell'ex capo della Bce Matteo Renzi ha addirittura lanciato una petizione. "Siamo in mobilitazione permanente da qui a mercoledì - ha spiegato l'ex premier - per consentire che Draghi possa andare avanti. Faremo di tutto per avere un Draghi Bis libero dai condizionamenti che affronti le scelte necessarie al Paese".

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