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Crisi di governo, Giorgia Meloni avvisa: niente scherzi, la legislatura è finita

Pietro De Leo
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L'avviso ai naviganti, o meglio agli alleati, Giorgia Meloni lo spedisce da Palombara Sabina, vicino Roma, dove si svolge la tradizionale Festa dei Patrioti di Fratelli d'Italia, evento di cui è motore il capogruppo della Camera Francesco Lollobrigida. Proprio lui, infatti, annuncia al pubblico le dimissioni di Mario Draghi, scatenando l'invocazione delle elezioni da parte del pubblico. Quella, in fin dei conti, è la linea. Ribadita anche dall'omologo di Palazzo Madama Luca Ciriani.

Gli alleati, dunque. Meloni è perentoria. «A buon intenditor poche parole. Noi vogliamo combattere il Pd, e speriamo che questa sia la priorità anche degli altri partiti del centrodestra». Dunque il segnale è chiaro. E arriva proprio mentre si apre la settimana che deciderà le sorti della legislatura, dopo che il presidente della Repubblica Mattarella ha respinto le dimissioni del premier Draghi. D'altronde, la leader di Fratelli d'Italia è sempre stata contraria alla nascita di questo governo, al pari dei precedenti. Definisce «surreale» la successione di esecutivi che si è verificata in questa legislatura, guidati da «presidenti del Consiglio senza nessuna legittimazione popolare». Poi ironizza.

«Poco fa, mentre lasciavo Montecitorio, circolava la notizia delle dimissioni imminenti di Draghi. La domanda che serpeggiava era "chi si allea con chi". Tenteranno un'altra alchimia, ma di sicuro non ci sarà Fratelli d'Italia». Quanto, inoltre, al valore della «responsabilità», che ha tenuto banco in questa legislatura a supporto del governo di unità nazionale, ragiona: «Gli unici responsabili siamo noi di Fratelli d'Italia». Dunque, niente sviamenti: «È ora di dare libertà ai cittadini e votare. Dobbiamo chiedere al Capo dello Stato che questo Parlamento venga sciolto». E osserva: «La Costituzione dice che il Presidente può sciogliere le Camere quando ravvisa troppa distanza tra il Palazzo e quello che vogliono i cittadini». In questo momento, evidenzia Meloni, «la distanza è siderale».

Poi argomenta: «È quando c'è una tempesta che hai bisogno di chiedere ai cittadini chi deve essere il capitano della nave, che deve essere riconosciuto dall'equipaggio e sapere quale deve essere la rotta». Inoltre, ricorre ad una metafora per sottolineare il momento: «Non sono d'accordo con l'Italia che la democrazia è buona per i giorni di sole, che puoi votare solo quando le cose vanno bene, soprattutto se vanno bene per il Pd». Allude poi alle occasioni precedenti in cui non è stato consentito di votare: «Bisogna aspettare perché c'è la pandemia, la guerra, sale lo spread... bisogna aspettare che il Pd si inventi un modo per restare in sella pur se gli italiani non lo vogliono votare». E ancora: «Noi siamo una repubblica parlamentare, puoi cambiare il governo, ma è il Parlamento che bisogna tornare ad eleggere, per una maggioranza coesa per fare le cose di cui c'è bisogno, per fare le cose coraggiose». Inoltre, un accenno anche all'andamento che, presumibilmente, assumerà la campagna elettorale qualora dovesse partire: «Non sarà per nulla facile. Aspettatevi di tutto, anche cose inimmaginabili».

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