Giuseppe Conte detta la linea al Movimento 5 Stelle: il vertice decisivo. Luigi Di Maio: “Dica se è dentro o fuori”
Salario minimo, riduzione del cuneo fiscale, interventi «corposi» contro caro bollette e inflazione, grande patto sociale per la crescita: Giuseppe Conte si aspettava un segnale chiaro da Mario Draghi. E il segnale c'è stato. L'incontro di ieri mattina con i sindacati, ha spiegato il premier in conferenza stampa, è andato «esattamente nella direzione» della lettera in 9 punti con le richieste del Movimento 5 Stelle, «molti convergenti con l'agenda di governo». Una mano tesa verso il suo predecessore a Palazzo Chigi, alle prese con il pressing della base e dell'ala più oltranzista dei parlamentari per uscire dall'esecutivo. Il banco di prova sarà domani al Senato dove è in programma il voto sul Dl Aiuti. A Palazzo Madama non esiste il voto «disgiunto», quindi i 5 Stelle non potranno replicare lo schema seguito alla Camera (sì alla fiducia e astensione sul provvedimento). L'ipotesi anticipata dal ministro M5S Stefano Patuanelli potrebbe essere quella di non partecipare al voto uscendo dall'Aula: una sorta di «Aventino» verso il quale spinge un parte consistente del gruppo dei pentastellati, sempre più insofferenti rispetto all'atteggiamento di Palazzo Chigi verso il Movimento. Il governo incasserebbe comunque la fiducia ma si troverebbe a fronteggiare un problema politico, visto che anche ieri Draghi - dopo essere salito lunedì al Colle - è tornato a ripetere che «non c'è un governo senza M5S».
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Secondo voci di corridoio, tuttavia, alla fine potrebbero essere solo una decina o poco più quelli davvero pronti allo strappo. Se Conte dovesse dare un'indicazione «motivata» di votare a favore della fiducia, è il ragionamento che circola fra i senatori grillini, la maggioranza del gruppo seguirebbe infatti la linea. Occhi puntati, dunque, sul Consiglio nazionale del Movimento, convocato per stamattina alle 8.30. «È qui- spiega una nota del Movimento - che Conte illustrerà la sua posizione in merito alle misure anticipate nel corso dell'incontro di questa mattina del Governo con le parti sociali». Vista la delicatezza del momento, «la posizione del M5S afferma il comunicato - non verrà anticipata prima di domani (oggi ndr.), per rispetto dei componenti dell'organo statutario chiamati a coadiuvare il presidente Conte nella definizione della linea politica. Pertanto qualsiasi dichiarazione o posizione espressa da singoli membri del M5S è da intendersi come espressione di una opinione personale».
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Duro sull'atteggiamento degli ex compagni di partito il ministro degli Esteri e fondatore di Insieme per il futuro Luigi Di Maio, che oggi ha registrato l'ingresso nel suo nuovo movimento del deputato ex grillino Emilio Carelli. «Noi come governo siamo impegnati al massimo sui tre fronti che sono i salari, la precarietà e il cuneo fiscale. E anche gli incontri che stiamo avendo questi giorni e che ci sono stati oggi con i sindacati sono molto importanti, perché partono tre tavoli di lavoro su salario minimo, precarietà e cuneo fiscale che devono servire ad alleggerire gli effetti di questa crisi economica, inedita sui cittadini italiani però dobbiamo lavorare seriamente e quindi non può esserci una forza politica che dice che giovedì si astiene». Dunque i 5 Stelle «ci dicano se sono dentro o fuori», ha incalzato Di Maio. All'attacco anche Matteo Salvini: «Noi non minacciamo - ha detto il leader leghista - siamo gente leale, non mandiamo le letterine. Se i 5 Stelle fanno i capricci, decidano loro. La Lega fa richieste assolutamente fondate, sobrie».
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