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Lavoro, Draghi incontra i sindacati. Subito 10 miliardi per dare il primo "segnale" sui salari

Il premier annuncerà un decreto ad hoc. Nella misura, prevista già a luglio, nuovi interventi contro il caro bollette

Carlantonio Solimene
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Prima un decreto d'emergenza per arginare il caro bollette e dare un segnale sul taglio del cuneo fiscale. Poi gli interventi da inserire nella legge di bilancio, su cui avviare già da adesso la discussione. Nella speranza che il messaggio sia sufficiente a far rientrare i propositi barricaderi nel Movimento 5 Stelle.

Saranno questi i temi che Mario Draghi metterà sul tavolo oggi quando, a meno di colpi di scena, si terrà il tavolo con le parti sociali annunciato nelle scorse settimane. Ad aggiungere «pepe» alla materia sono stati i dati diffusi ieri dall'Inps, che attestano come oggi la questione salariale sia l'ennesima emergenza che l'Italia si trova ad affrontare. I sindacati si accomoderanno a Palazzo Chigi intorno alle 11 e hanno già fatto trapelare le loro richieste. Dal governo si attendono risposte «chiare e immediate» e l'impegno a costruire un'agenda economica centrata sulla partecipazione sociale. Dal taglio del cuneo fiscale all'aumento dei salari, passando per la riforma del fisco e la tutela dell'occupazione, i temi sul tavolo sono tanti.

 

«Molte persone in Italia, pur lavorando, non arrivano a fine del mese - ha ripetuto il leader della Cgil, Maurizio Landini - questo è un tema preciso, e mi aspetto che s' intervenga in fretta. Noi, come sindacato, abbiamo avanzato già a maggio delle proposte concrete. C'erano degli extra-profitti da redistribuire, anche se l'esecutivo lo ha fatto solo per il 25%». E ancora: «Ci sono altre operazioni da fare nell'immediato - ha detto - bisogna ad esempio affrontare il livello di precarietà senza fine del mondo del lavoro italiano. Lo dice anche l'Istat, non solo il sindacato. Bisogna poi intervenire anche sul rinnovo dei contratti».

 

Sul salario minimo, altro tema caldo di dibattito al governo negli ultimi mesi, al centro del confronto ci sarà la norma cui sta lavorando il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che lo lega al trattamento economico complessivo dei contratti maggiormente rappresentativi per ogni settore. «Attendo una risposta formale da parte delle forze politiche e sociali- ha detto in settimana fa Orlando - il 12 luglio, con l'incontro tra Draghi e le parti sociali, c'è un passaggio importante, e alla luce di quel passaggio intendo formalizzare la norma sul salario minimo». Quello su cui il premier non intende cedere è il tema dello scostamento di bilancio. Draghi rivendica di aver già investito oltre 30 miliardi nel solo 2022 per mitigare gli effetti del caro bollette, senza mai ricorrere a ulteriore debito pubblico. E ritiene che, essendo ormai finita l'era del denaro a costo zero, non si possa chiedere proprio a lui di lasciare in disordine i conti del Paese. In fondo, è il ragionamento, già per il primo decreto, quello di emergenza che vedrà la luce presumibilmente entro luglio, ci dovrebbero essere 8-10 miliardi.

La quantificazione precisa del provvedimento ci sarà quando saranno note con precisione le stime sull'extragettito fiscale dovuto tanto alla ripresa del Pil quanto all'inflazione. Certo, venire incontro a tutte le richieste dei sindacati (e di Giuseppe Conte) costerebbe almeno il triplo. E cedere su tutti i fronti al Movimento 5 stelle aprirebbe la strada a una serie di rivendicazioni quotidiane dagli altri partner di maggioranza. Insomma, il sentiero su cui si muove il premier è comunque molto stretto. Si farà il possibile. Con la consapevolezza che aprire una crisi di governo in piena crisi e con un esecutivo al lavoro per migliorare i salari dei lavoratori non sia proprio il miglior spot per il nuovo corso grillino. 

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