Draghi non rischia se M5S esce dal governo. Salvini lascia il cerino a Letta
«Il governo Draghi rischia se non fa le cose». Matteo Salvini conferma la lealtà della Lega all’esecutivo: il Carroccio non metterà in difficoltà il premier. A patto, ovviamente, che Palazzo Chigi porti provvedimenti concreti per risolvere i problemi degli italiani e non conceda troppo alle rivendicazioni di Giuseppe Conte. Perché il governo andrà avanti lo stesso, «anche senza M5S». Un modo per aprire a un Draghi bis nel caso in cui i 5 Stelle decidano di uscire dalla maggioranza e lasciare il cerino nelle mani del segretario del Pd Enrico Letta che, per tenere dentro Conte, qualche giorno fa aveva avvisato il capo politico grillino: «Questo governo sarà l’ultimo della legislatura, non ce ne sarà un altro».
Boom di Fdi, da dove arrivano i voti a Giorgia Meloni. La bomba di Pagnoncelli
Quanto a Salvini, il segretario leghista, in una intervista al Quotidiano Nazionale, mette i puntini sulle «i» e spiega: «Non mi interessano le dinamiche degli altri partiti di maggioranza. Il governo va avanti se riesce a soddisfare le aspettative per cui è nato, e certamente non è nato per la droga libera o per dare la cittadinanza facile agli immigrati. Piuttosto, discutiamo su come togliere il reddito di cittadinanza a chi rifiuta anche un solo lavoro, invece di accanirsi con taxisti, ambulanti e partite Iva», prosegue il segretario leghista. Il ruolo del Carroccio, per il suo leader, è molto chiaro: «Siamo entrati in questo governo per portare il Paese fuori dalle emergenze. Ci aspettiamo un supporto specifico per famiglie e imprese con una rinnovata pace fiscale.
Salvini snobba lo strappo di Conte: i veri rischi per la caduta del governo
Rottamazione, stralcio, rateazione: discutiamo insieme lo strumento migliore. Ci sono 15 milioni di italiani che - tra pandemia e crisi - non sono riusciti a onorare il debito con lo Stato. Devono poter ripartire. Entro fine anno dobbiamo superare la sciagurata legge Fornero con Quota 41, poi avanti tutta con l’equo compenso per i liberi professionisti, e con l’autonomia regionale, per la quale manca solo il via libera di Draghi. Con la crisi poi non hanno senso misure illiberali come il limite di spesa in denaro contante e l’obbligo dell’uso del bancomat o della carta di credito. Rivendico, però, i tanti successi ottenuti: niente nuove tasse sulla casa e difesa della Flat Tax almeno fino a 65mila euro».
Parole che ribadiscono come Salvini si aspetti da Draghi l’inserimento nella prossima legge di bilancio della rottamazione delle cartelle esattoriali e la riforma delle pensioni.
Semaforo rosso su ius scholae e coltivazione della cannabis, due temi spccano la maggioranza. «La linea del governo - spiega Salvini - è nettamente contro la cannabis. Chi vuole bloccare l’Aula, per sostenere il contrario, fa una provocazione che fa perdere tempo al Paese, ferisce la maggioranza e mette in difficoltà il governo». Nessuna mediazione possibile anche sullo ius scholae. «Trovo che sia meschino usare i bambini per sanare la posizione di centinaia di migliaia di adulti che non potrebbero più essere espulsi. No allo ius soli mascherato».
“Si toglie la fiducia da solo”. Il ministro Patuanelli fa tremare Draghi, ma è una figuraccia
Salvini poi chiude anche a ogni ipotesi di dialogo col Pd per cambiare la legge elettorale: «Preferisco parlare di lavoro, tasse e immigrazione. Il sistema di voto non è una priorità per i cittadini, che sono in emergenza per caro bollette e caro carburanti». Con qualsiasi legge elettorale il centrodestra si presenterà unito, assicura il leader leghista: «È possibile e doveroso. Governiamo insieme migliaia di Comuni e la maggioranza delle Regioni: alle politiche saremo uniti e potremo guidare il Paese. Ci sono state divergenze locali alle ultime amministrative ma è interesse di tutti avere un centrodestra compatto.
Il premier lo farà chi prenderà più voti». Infine, Salvini nega divergenze nella Lega: «Sto ascoltando il partito a tutti i livelli. Nel partito c’è una crescente insofferenza per i comportamenti della sinistra e per alcuni ritardi del governo. Vedremo le risposte su lavoro, pensioni e sicurezza. Il 18 settembre a Pontida saranno decine di migliaia di cittadini a esprimere il loro giudizio sui fatti».