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Draghi non rischia se M5S esce dal governo. Salvini lascia il cerino a Letta

Daniele Di Mario
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«Il governo Draghi rischia se non fa le cose». Matteo Salvini conferma la lealtà della Lega all’esecutivo: il Carroccio non metterà in difficoltà il premier. A patto, ovviamente, che Palazzo Chigi porti provvedimenti concreti per risolvere i problemi degli italiani e non conceda troppo alle rivendicazioni di Giuseppe Conte. Perché il governo andrà avanti lo stesso, «anche senza M5S». Un modo per aprire a un Draghi bis nel caso in cui i 5 Stelle decidano di uscire dalla maggioranza e lasciare il cerino nelle mani del segretario del Pd Enrico Letta che, per tenere dentro Conte, qualche giorno fa aveva avvisato il capo politico grillino: «Questo governo sarà l’ultimo della legislatura, non ce ne sarà un altro».

 

Quanto a Salvini, il segretario leghista, in una intervista al Quotidiano Nazionale, mette i puntini sulle «i» e spiega: «Non mi interessano le dinamiche degli altri partiti di maggioranza. Il governo va avanti se riesce a soddisfare le aspettative per cui è nato, e certamente non è nato per la droga libera o per dare la cittadinanza facile agli immigrati. Piuttosto, discutiamo su come togliere il reddito di cittadinanza a chi rifiuta anche un solo lavoro, invece di accanirsi con taxisti, ambulanti e partite Iva», prosegue il segretario leghista. Il ruolo del Carroccio, per il suo leader, è molto chiaro: «Siamo entrati in questo governo per portare il Paese fuori dalle emergenze. Ci aspettiamo un supporto specifico per famiglie e imprese con una rinnovata pace fiscale.

 

Rottamazione, stralcio, rateazione: discutiamo insieme lo strumento migliore. Ci sono 15 milioni di italiani che - tra pandemia e crisi - non sono riusciti a onorare il debito con lo Stato. Devono poter ripartire. Entro fine anno dobbiamo superare la sciagurata legge Fornero con Quota 41, poi avanti tutta con l’equo compenso per i liberi professionisti, e con l’autonomia regionale, per la quale manca solo il via libera di Draghi. Con la crisi poi non hanno senso misure illiberali come il limite di spesa in denaro contante e l’obbligo dell’uso del bancomat o della carta di credito. Rivendico, però, i tanti successi ottenuti: niente nuove tasse sulla casa e difesa della Flat Tax almeno fino a 65mila euro».

Parole che ribadiscono come Salvini si aspetti da Draghi l’inserimento nella prossima legge di bilancio della rottamazione delle cartelle esattoriali e la riforma delle pensioni.

Semaforo rosso su ius scholae e coltivazione della cannabis, due temi spccano la maggioranza. «La linea del governo - spiega Salvini - è nettamente contro la cannabis. Chi vuole bloccare l’Aula, per sostenere il contrario, fa una provocazione che fa perdere tempo al Paese, ferisce la maggioranza e mette in difficoltà il governo». Nessuna mediazione possibile anche sullo ius scholae. «Trovo che sia meschino usare i bambini per sanare la posizione di centinaia di migliaia di adulti che non potrebbero più essere espulsi. No allo ius soli mascherato».

 

Salvini poi chiude anche a ogni ipotesi di dialogo col Pd per cambiare la legge elettorale: «Preferisco parlare di lavoro, tasse e immigrazione. Il sistema di voto non è una priorità per i cittadini, che sono in emergenza per caro bollette e caro carburanti». Con qualsiasi legge elettorale il centrodestra si presenterà unito, assicura il leader leghista: «È possibile e doveroso. Governiamo insieme migliaia di Comuni e la maggioranza delle Regioni: alle politiche saremo uniti e potremo guidare il Paese. Ci sono state divergenze locali alle ultime amministrative ma è interesse di tutti avere un centrodestra compatto.

Il premier lo farà chi prenderà più voti». Infine, Salvini nega divergenze nella Lega: «Sto ascoltando il partito a tutti i livelli. Nel partito c’è una crescente insofferenza per i comportamenti della sinistra e per alcuni ritardi del governo. Vedremo le risposte su lavoro, pensioni e sicurezza. Il 18 settembre a Pontida saranno decine di migliaia di cittadini a esprimere il loro giudizio sui fatti».

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