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Famiglie, l'allarme di Gigi De Palo: “La politica pensa ai voti, ma così ci schiantiamo”

Camillo Barone
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«Stiamo andando dritti contro un muro a 100 all'ora, senza airbag e senza freni, e vuol dire che tutta la politica non ha compreso che la denatalità è la priorità assoluta del nostro Paese. Stiamo facendo giochetti su delle stupidaggini, e non si fa altro che pensare alle prossime elezioni piuttosto che alle future generazioni, come diceva Aldo Moro»: così dice a Il Tempo senza mezzi termini Gigi De Palo, presidente del Forum delle Famiglie, ex assessore tecnico alla Scuola, Famiglia e Giovani del Comune di Roma e non da ultimo padre di 5 figli, commentando i dati Istat sulla denatalità diffusi ieri.

Presidente De Palo, è aumentato il numero dei figli nati da unioni non matrimoniali, e quando ci sono dei matrimoni in Italia avvengono in tarda età. Perché?
«Perché non si creano le premesse permettere i giovani nelle condizioni di realizzare i loro sogni lavorativi e familiari. I giovani tra i 18 e i 26 anni in più di uno studio hanno affermato che desiderano dalla vita un lavoro, una famiglia e dei figli. Non mi sembra chiedano tanto, ma in Italia non siamo capaci di dare loro questo minimo indispensabile. Le famiglie si formano sempre più in età molto adulta, non si fanno più figli e se si fanno si tratta di figli unici. In ogni caso i nuovi genitori ci pensano due volte prima dimettere al mondo dei bambini, essendo questa diventata la seconda causa di povertà nel nostro Paese. Non stiamo creando le premesse perché nascano delle famiglie, perché il desiderio di famiglia c'è. È chiaro che se lo disincentiviamo attraverso la mancanza di lavoro e l'impossibilità di comprare casa non abbiamo futuro».

 


Guardando agli altri Paesi quanto dobbiamo aspettare affinché anche in Italia ci siano incentivi adeguati?
«Un tempo dicevamo "copiamo la Francia", ma ormai non riusciremo più a recuperarla. Il tema adesso secondo me è diventato "copiamo la Germania". La Germania ci ha insegnato che se si fa un investimento serio per invertire la tendenza ci si riesce nel giro di pochi anni, perché c'è una volontà politica. Se noi applicassimo le politiche tedesche o quelle francesi avremmo una risposta addirittura superiore, e lo dico alla luce del profondo desiderio di famiglia che hanno gli italiani. Il fatto che non lo facciamo è una bestemmia. Stiamo facendo i liquidatori fallimentari dell'Italia, aspettando che vada in default. Senza la nascita di nuovi figli crollerà tutto, a cominciare dal welfare e dal sistema sanitario».

Il riconoscimento delle unioni civili nel 2016 ha tolto diritti alle famiglie tradizionali circa la ricezione di incentivi?
«Questo è un dibattito sterile che ci fa perdere tempo, una distrazione che non ci porta da nessuna parte. Non entro nel merito ideologico, sinceramente non me ne importa. La vera priorità che unisce tutto il Paese è la natalità. È la nuova questione sociale e questo è un dato di fatto. Qui sta crollando tutto, dobbiamo implementare quanto prima delle urgenti politiche familiari».

 

 

Come scenderà in campo il Forum delle Famiglie per proteggere la natalità nel futuro?
«Abbiamo creato la "Fondazione per la natalità", e ogni maggio promuoviamo gli "Stati generali della natalità", che hanno l'obiettivo di mantenere sempre più alto il dibattito. Stiamo constatando che il tema della natalità si sta trasformando in un tema culturale. Ben venga questo, ma se non ci sarà una sintesi politica non andiamo da nessuna parte. È necessario che ci si guardi in faccia e ci si dica che è arrivato il momento di fare qualcosa e di smetterla di limitarsi a commentare i dati Istat, altrimenti lo ribadisco: qui crolla tutto».

Ha fiducia nell'arrivo dei fondi europei del Pnrr?
«Il Pnrr fa solamente un breve accenno alla natalità, e questo è drammatico. A cosa serve fare dei nuovi investimenti digitali se poi mancano i nativi digitali? A cosa serve investire sulla sanità se a breve diventerà un sistema a pagamento dato che non sarà più economicamente sostenibile? Perché parlare di asili nido se poi verranno utilizzati come ospizi, dato che non ci sono abbastanza bambini? C'è da fare un piano che sia ampiamente basato sulla realtà. Dobbiamo porci l'obiettivo di avere almeno 500mila nuovi nati entro 10 anni. Creiamo poi le premesse perché le nuove generazioni non realizzino i loro sogni familiari all'estero».

 

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