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Decreto Aiuti, governo verso la fiducia: il nodo del super-bonus può far saltare il banco

Gianni Di Capua
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Nessuna intesa sulla modifica al testo del decreto Aiuti per eliminare la norma che prevede la responsabilità in solido sulla cessione dei crediti del superbonus (sollevando le banche cessionarie da responsabilità per eventuali irregolarità correlate ai crediti ceduti). E così, salvo sorprese, il governo è intenzionato a porre la fiducia sul provvedimento alla ripresa dei lavori dell'Aula della Camera, ma sul testo licenziato dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato, senza i miglioramenti chiesti dai partiti, M5s in testa. Un impasse che, tuttavia, non dipende da problemi politici, specificano dal governo, bensì da questioni tecniche o, meglio, di coperture. Nonostante la modifica alla norma sul superbonus avesse riscontrato il sostanziale accordo di tutte le forze di maggioranza e fosse pronta per essere messa nero su bianco in un testo, che sarebbe poi stato inserito in un maxiemendamento sul quale porre la fiducia, sia palazzo Chigi che il Mef non hanno dato il via libera.

 

Il problema è dove reperire i circa 3 miliardi necessari a rendere operativa e sostenibile la modifica. Ma dietro al caos che è scoppiato a Monteciotrio e che ha bloccato i lavori per l'intera giornata, con una girandola di incontri, riunioni e contatti telefonici con Ankara, dove il premier Mario Draghi è impegnato per la sigla di diversi accordi, si cela anche (e per molti esponenti di maggioranza non secondaria) una questione tutta politica che, per la prima volta in settimane già incandescenti, ha fatto emergere forti attriti tra le forze politiche che sostengono l'esecutivo, con un tam tam crescente nei corridoi dei palazzi sul rischio concreto di una possibile crisi di governo. Da una parte i 5 stelle, che chiedono da settimane di non mettere la fiducia su un decreto che contiene molte misure da loro contestate, dal termovalorizzatore a Roma alla stretta sul reddito di cittadinanza (voluta da Lega e Forza Italia) fino alle nuove norme sul superbonus.

 

Dall'altra, Lega - in primis - ma anche Forza Italia, che lanciano un chiaro avvertimento al governo: se si accetta di modificare il decreto Aiuti solo per soddisfare una richiesta dei 5 stelle, allora d'ora in poi anche noi non accetteremo più di votare la fiducia a scatola chiusa, senza prima veder approvate le nostre richieste. È un braccio di ferro che rischia di far saltare il banco. Ancor di più perché la Lega punta il dito contro dem e pentastellati, attribuendo a loro la colpa dello stallo sul decreto Aiuti. «Il campo largo è in difficoltà, si sta restringendo», ironizza il presidente dei deputati leghisti Riccardo Molinari. Una lettura che viene nettamente smentita e respinta dal Pd: «Non c'è assolutamente nessun attrito», scandisce la capogruppo Debora Serracchiani. Dal canto loro i 5 stelle, che non nascondono la forte irritazione perla norma sul termovalorizzatore, concentrano gli sforzi sull'evitare una fiducia a scatola chiusa senza la modifica al superbonus. Un modo, viene spiegato, che aiuterebbe il Movimento a salvare la faccia, votando sì la fiducia, nonostante le misure contestate, ma rivendicando al contempo la vittoria sul superbonus.

 

La fumata nera è strettamente legata alle tensioni politiche, oltre che al nodo delle coperture. Tanto che dal centrodestra si leva la richiesta all'esecutivo di procedere secondo la tabella di marcia inizialmente stabilita, ovvero zero modifiche al testo e voto di fiducia. Un voto di fiducia che acquisisce la valenza di strumento per blindare la maggioranza, ma che rischia di trasformarsi in un boomerang. Perché i 5 Stelle sono sulle barricate, non hanno alcuna intenzione di votare la norma sull'inceneritore senza incassare la modifica sul superbonus. E tra i boatos di Montecitorio per la prima volta si percepisce forte il timore di una crisi di governo, con la Lega che torna ad alzare la posta e ribadisce che se il Pd dovesse insistere con la cannabis e lo ius scholae saranno barricate.

«Così non restiamo nel governo», il refrain da via Bellerio. Stesso ragionamento che viene rilanciato dall'ala più agguerrita del M5S. «Ho sondato tutte le forze della maggioranza per capire se fosse possibile trovare un accordo per evitare di porre la questione di fiducia pervenire incontro a richieste parlamentari di miglioramento del testo, in particolare nella parte relativa al superbonus», spiega in serata D'Incà. «Con la Presidenza del Consiglio valuteremo come procedere». 

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