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Nomine, il piano di Draghi e Mattarella per chiudere la partita prima delle elezioni. Ma se c'è il voto anticipato...

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Gli occhi sono già puntati verso fine legislatura, ma a scadere tra poco meno di un anno non sono solo i seggi di Montecitorio e Palazzo Madama. Maggio 2023 è anche il mese delle nomine ai vertici delle principali società italiane a partecipazione pubblica, il cui ultimo mandato per tre esercizi risale alla primavera del 2020. Se si scorre il calendario degli ultimi cda di nomina e di riconferma, per Eni, Enel, Poste, Terna, Leonardo ed Enav nel 2020 si è svolto tutto tra il 13 e il 20 maggio con l'eccezione di Consip, dove la nomina risale al 18 novembre. Oltre alle partecipate, però, restano aperte le partite di Bankitalia e Consob, i cui vertici per i prossimi anni potrebbero essere stabiliti dal prossimo esecutivo in carica.

 

Senza lo scenario di un voto anticipato entro l'anno, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, scioglierà le Camere il 22 marzo, un giorno prima della scadenza della legislatura, aprendo il periodo di 60 giorni che porterà alle elezioni. Proprio nel periodo in cui scadranno i mandati per Claudio Descalzi (Eni, di cui è ad dal 2014), Francesco Starace (Enel, anch'egli in carica dal 2014), Matteo Del Fante (Poste Italiane, ad dal 2017), Stefano Antonio Donnarumma (Terna, ad dal 2017), Alessandro Profumo (ad in Leonardo dal 2017), Cristiano Cannarsa (ad di Consip dal 2017) e Paolo Siminioni (ad di Enav dal 2020). L'ipotesi delle dimissioni anticipate di Ignazio Visco da palazzo Koch, smentite dall'esecutivo, si inseriscono in questo filone, secondo cui palazzo Chigi e il Quirinale vorrebbero mettere al sicuro tutta la partita delle nomine per evitare così di sottoporla alla potenziale instabilità che potrebbe verificarsi dopo il voto.

 

Nell'occasione della sua riconferma per un secondo mandato nell'ottobre del 2017, Visco era stato aspramente criticato da Matteo Renzi - allora segretario del Pd durante il governo Gentiloni -, che aveva nuovamente sollevato le carenze da parte della vigilanza di via Nazionale durante il primo mandato del governatore, coinvolto nella vicenda giudiziaria della vendita della Banca Popolare di Spoleto al Banco di Desio e della Brianza, conclusasi con un'archiviazione.

 

Oltre alla possibilità - finora smentita - delle dimissioni anticipate di Visco, sui media si sonda anche l'interesse per un 'prepensionamento' del numero uno della Consob, Paolo Savona, che contattato da LaPresse derubrica come "chiacchiere da salotto" lo scenario delle sue dimissioni prima dello scadere del mandato, come ipotizzato nell'editoriale odierno de 'La Stampa'. "Un presidente di autorità indipendente - aggiunge Savona - può essere sostituito prima della scadenza solo se lo vuole lui".

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