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Pressing dei partiti su Mario Draghi sulla crisi economica: “Fare presto o sarà rivolta”

Carlantonio Solimene
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L'ennesima batosta dei dati sull'inflazione (oltre l'8% su base annua, livelli mai visti da quasi quarant'anni) arriva all'indomani dell'ultimo decreto per calmierare il prezzo delle bollette. E ha l'effetto di ridimensionare il peso dell'intervento del governo. I tre miliardi utilizzati per estendere fino a settembre gli sconti per i redditi più bassi appaiono d'un tratto come un pannicello caldo, e pazienza se dall'inizio dell'anno, su questo fronte, l'esecutivo ne abbia già investiti una trentina. Occorre fare di più, altrimenti, più che con un restringimento del Pil occorrerà fare i conti con una vera e propria ribellione sociale in autunno. Mario Draghi ne è consapevole e sa che, per contrastare la dinamica inflattiva, si deve agire su due fronti. Da un lato occorre arrestare in qualche modo la spirale dei prezzi. La convizione del premier - espressa qualche settimana fa dal suo consigliere economico - è che i rialzi siano in grandissima parte dovuti ai rincari dell'energia. È per questo che si sta battendo sui tavoli internazionali per ottenere l'imposizione si un tetto al prezzo del gas, che ormai sfiora i 150 euro al megawatt/ora e potrebbe impennarsi ulteriormente dopo la notizia dell'interruzione dei flussi da Gazprom alla Germania per una decina di giorni a luglio. Su questo fronte qualche passo in avanti è stato fatto nell'ultimo G7, ma i tempi saranno lunghi. E la situazione rischia di deflagrare prima.

 

 

Per questo motivo occorre agire sul secondo fronte, quello del sostegno ai redditi. A domanda precisa Draghi ha detto che il confronto con le parti sociali -sindacati e associazioni datoriali - partirà la prossima settimana. Sul tavolo, ovviamente, ci sarà la riduzione del cuneo fiscale. Che, però, per essere realmente avvertito dai lavoratori deve essere sostanzioso. Ben più dell'intervento del Conte Bis pari a circa tre miliardi e di fatto passato senza ottenere alcun risultato. Le risorse su cui puntare- senza voler ricorrere a uno scostamento di bilancio - potrebbero arrivare dalle entrate fiscali in aumento rispetto all'anno scorso grazie alla crescita del Pil. Mentre un tesoretto potrebbe essere trovato anche dai miliardi avanzati da Quota 100, una decina di miliardi risparmiati grazie all'adesione alla misura inferiore alle attese. Poi, però, occorrerà mettersi d'accordo su entità e tipologia delle misure. E la variegata composizione della maggioranza non aiuta.

 

 

Letta e Conte spingono sul salario minimo. Salvini auspica un'ulteriore pace fiscale. Fornaro di LeU ha posto l'attenzione sulle pensioni. Italia viva chiede di rimuovere i paletti che bloccano la produttività delle imprese. Andrà cercata una mediazione in una situazione politica già complicata e tesa nella maggioranza. A chiedere un momento di coesione nazionale è il ministro del Lavoro Andrea Orlando: «Bisogna mettere insieme tre aspetti: le modalità di rinnovo dei contratti; la riduzione della pressione fiscale sul lavoro e interventi che definiscono minimi salariali per comparto per contrastare il lavoro povero» afferma Orlando. Se ne parlerà, come detto, a partire dalla prossima settimana. Draghi, per ora, ha escluso interventi strutturali prima della legge di bilancio. Ma potrebbe essere costretto a un'accelerazione. Per il premier non sarà certo un'estate di vacanza.

 

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