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Una legge per dire addio ai premier tecnici: niente "esterni" a Palazzo Chigi

Gianfranco Ferroni
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Sarà che di premier «tecnici» ce ne sono stati tanti, anzi troppi, e molti si sono «stufati» di Mario Draghi, sta di fatto che alcuni parlamentari vorrebbero avanzare una semplice proposta, una legge brevissima formata da un solo articolo: «Il presidente del Consiglio è scelto tra gli eletti alla Camera dei Deputati o al Senato della Repubblica». Un dubbio era venuto anche all’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, quando adocchiò un non politico per togliere da Palazzo Chigi uno come Silvio Berlusconi: prima di nominare premier Mario Monti, scelse di farlo diventare senatore a vita (la storia di quella detronizzazione è stata ben raccontata da Alain Friedman nel libro «Ammazziamo il gattopardo»).

 

Le date non mentono: laticlavio presidenziale per Monti il 9 novembre 2011, capo del governo il 16 dello stesso mese. Così la forma era stata rispettata. Ma ora, con tutti i tecnici che nel frattempo sono diventati presidenti del Consiglio, per molti c’è da ristabilire il rispetto per le istituzioni, e soprattutto per gli eletti che hanno conquistato un seggio: mai più un premier non parlamentare. Anche perché non ci si può lamentare della pochissima voglia degli italiani di arrivare fino ad una cabina elettorale se poi «a comandare» viene scelto qualcuno che non c’entra nulla con le schede depositate nelle urne. E poi, non si chiama «governo parlamentare»? Se la logica ha un senso, anche chi si trova a Palazzo Chigi deve far parte del Parlamento.

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