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Scossone della Lega sulla cittadinanza. Caos per lo ius scholae: "Riflettiamo sul governo"

Tommaso Carta
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La tenuta della maggioranza e del governo sono a rischio. Vengano subito tolti dal calendario dei lavori dell’Aula della Camera i testi sullo ius scholae e sulla cannabis. Matteo Salvini avverte le altre forze che sostengono l’esecutivo, dal Pd ai 5 stelle fino a Italia viva. Al suo fianco si schiera Fratelli d’Italia, che avanza la medesima richiesta, già messa ufficialmente sul tavolo della Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, senza tuttavia sortire effetti. E infatti, rispettando l’ordine del giorno della seduta dell’Assemblea, dopo il via libera definitivo al secondo decreto sull’attuazione del Pnrr, in Aula si è svolta prima la discussione generale sulla proposta di legge che mira a consentire la coltivazione in casa di un massimo di 4 piantine di cannabis e a seguire la discussione generale sul testo che modifica le norme sulla cittadinanza, riconoscendola ai minori immigrati che hanno compiuto un ciclo scolastico di almeno 5 anni. Due provvedimenti contro cui si sono battuti sin dall’inizio sia Lega che FdI.

 

Il centrodestra, tuttavia, sul testo dello ius scholae non appare compatto come un monolite: Forza Italia, infatti, ha mantenuto una linea più «morbida» e dialogante, votando a favore dell’adozione del testo base, anche se poi in commissione, al momento di licenziare il provvedimento, ha votato contro. Ma senza mai innalzare barricate.

A difesa dei due testi, in particolare di quello sulla cittadinanza, si schiera compatto il centrosinistra, capitanato dal Pd, il cui segretario sin dal giorno della sua elezione alla guida del partito ha inserito la legge sulla cittadinanza tra i punti prioritari dell’azione dem. Ma nonostante la determinazione a portare avanti l’esame del provvedimento, i tempi potrebbero non essere brevissimi. È infatti vero che la discussione generale sullo ius scholae (come sulla cannabis) è stata avviata e che l’esame è inserito tra gli argomenti del mese di luglio, ma è altrettanto vero che il calendario dei lavori dell’Aula di Montecitorio da qui allo stop per le ferie estive consente pochi margini d’azione: ci sono infatti almeno due decreti da licenziare (il dl Aiuti e il dl Semplificazioni fiscali) e poi altri provvedimenti, a cominciare dal ddl Concorrenza. Dunque, l’esame dello ius scholae potrebbe riprendere a settembre, dopo la pausa estiva, con i tempi contingentati. Si tratta di un’ipotesi, che per il momento dem e pentastellati preferiscono non contemplare, puntando al primo ok entro i primi di agosto.

 

Ma la tensione interna alla maggioranza, esplosa ieri, è destinata ad aumentare ulteriormente. Lo lascia intendere senza giri di parole il capogruppo leghista Riccardo Molinari, dopo un vertice a Montecitorio a cui partecipa lo stesso Salvini: «La sinistra mina alle basi quelli che sono stati i presupposti dell’ingresso della Lega in un governo di unità nazionale», premette. Quindi aggiunge: «Così non si può andare avanti». Meno tranchant gli azzurri, che però in Capigruppo si sono associati alla richiesta di togliere dal tavolo «temi divisivi» come lo ius scholae e la cannabis. E il presidente dei deputati FI, Paolo Barelli, incalza: «No a forzature», arrivando a mettere in guardia sul rischio «di compromettere la tenuta di una maggioranza così eterogenea». Che però il partito di Silvio Berlusconi non sia nettamente contrario alla legge lo conferma il coordinatore nazionale Antonio Tajani, che tuttavia spiega le condizioni necessarie per ottenere il sì degli azzurri: «Forza Italia è favorevole al principio dello ius scholae ma chiediamo che ci siano regole chiare per concedere la cittadinanza italiana a chi non è italiano. Quindi serve un corso completo di formazione, cinque anni più tre di scuola con certificazione oppure una qualificazione professionale di primo livello certificata».

Salvini, invece, non lascia intravedere alcuno spiraglio: «Incredibile, vergognoso e irrispettoso per gli italiani. In un momento di crisi drammatica la sinistra mette in difficoltà maggioranza e governo insistendo su cittadinanza agli immigrati e cannabis anzichè occuparsi di lavoro, tasse e stipendi». Non è certo da meno Giorgia Meloni, che parla di «offesa agli italiani alle prese con una crisi economica senza precedenti». Per la leader di FdI si tratta di «due provvedimenti ideologici e fuori dal mondo, portati avanti da una sinistra Pd-Cinquestelle ormai lontana anni luce dai problemi concreti dei cittadini».

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