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Di Maio, Giarrusso, Paragone e gli altri: la miriade di partitini nati sulle ceneri del M5s

La più triste eredità del "non partito": una decina di soggetti minuscoli con poche speranze di futuro

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Il paradosso del "non partito". Alla fine l'eredità più tangibile dell'epopea del Movimento 5 stelle rischia di essere quella di aver lasciato proliferare, sulle sue macerie, una miriade di partitini. La più classica eterogenesi dei fini per chi voleva combattere proprio le degenerazioni della partitocrazia e il potere di veto delle piccole formazioni. L'ultimo tradimento dei valori delle origini, insomma.

L'ultimo nato è "Sud chiama Nord". Si tratta del partito fondato dall'ex sindaco di Messina Cateno De Luca con l'europarlamentare Dino Giarrusso, fuoriuscito dal Movimento alcune settimane fa. A far loro compagnia in questa nuova avventura - che dovrebbe sponsorizzare la candidatura alla presidenza della Sicilia proprio di De Luca - è un'altra ex Iena, Ismaele La Vardera, che fu protagonista di una candidatura fake alle Comunali di Palermo del 2017. Un "esperimento" che poi si trasformò in un lungometraggio che voleva raccontare il dietro le quinte della politica ma raccolse poco successo.

Appena pochi giorni prima era stata la volta addirittura dell'ex capo politico del Movimento, Luigi Di Maio, che ha dato vita a "Insieme per il futuro", guidando una scissione di una sessantina di parlamentari. In questo caso il progetto è ancora nella fase embrionale. "Ci serviva un nome che tutti possano dimenticare presto, perché sarà cambiato quando  il vero partito prenderà le mosse" ha ammesso il coordinatore Vincenzo Spadafora, ex ministro del governo Conte.

Ma la storia del Movimento 5 stelle è stata caratterizzata da scissioni e partitini fin dal principio. La strada, ad esempio, è stata già percorsa da Federico Pizzarotti, ex sindaco di Roma espulso dai grillini a causa delle sue posizioni pro-termovalorizzatori. Lui ha dato vita alla formazione "Italia in Comune", una rete dei sindaci che ora è organicamente alleata al centrosinistra.

La stessa scelta è stata fatta dalla deputata Sara Cunial, espulsa a causa delle sue posizioni no-Vax, che ha fondato R2020 (la "R" sta per Ribellione, Resistenza e Rinascita). Un partitino che, però, di fatto avrebbe già chiuso i battenti. Più fortunato, partendo dalle stesse posizioni no-green passi, è stato l'ex giornalista Gianluigi Paragone, che ha fondato "Italexit", che ha un discreto successo nei sondaggi (è stimato intorno al 2%) ma, finora, nelle competizioni elettorali in cui si è presentato non ha raccolto grandi successi.

Sempre a proposito di giornalisti, va segnalata la parabola dell'ex volto Mediaset e Sky Emilio Carelli, entrato alla Camera nel 2018 con il Movimento ma successivamente fuoriuscito per aderire a Coraggio Italia!, il partito di Toti e Brugnaro, di cui riveste il ruolo di vicepresidente dei deputati e di coordinatore nell'area metropolitana di Roma.

Va poi ricordato "L'alternativa", altro partitino nato da una maxifuoriuscita dai Cinquestelle i cui volti più noti sono Alvise Maniero, Andrea Colletti e Mattia Crucioli, quest'ultimo candidatosi a sindaco di Genova raccogliendo però poche preferenze. E va tenuto sempre presente il tentativo di Davide Casaleggio e Enrica Sabatini di trasformare in partito l'Associazione Rousseau. Si vedrà se gli ultimi soggetti nati riusciranno a sfuggire dal destino dell'irrilevanza.

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