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Elezioni comunali 2022, ballottaggi: il centrodestra cerca conferme

Daniele Di Mario
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È il giorno dei ballottaggi. Oggi due milioni di italiani saranno chiamati alle urne per eleggere i sindaci di 65 Comuni (59 nelle Regioni a statuto ordinario- di cui uno inferiore ai 15mila abitanti - e 6 nelle Regioni a statuto speciale, anche in questo caso un Comune ha meno di 15mila abitanti), di cui 13 capoluoghi di provincia. Seggi aperti dalle 7 alle 23. I Comuni al voto nelle Regioni a statuto ordinario con il maggior numero di elettori sono Verona (202.638), Parma (146.939), Monza (98.073), Barletta (80.159), Lucca (79.634), Alessandria (73.657), Catanzaro (73.294) e Como (72.132). Nelle Regioni a statuto speciale, invece, Gorizia è il Comune al ballottaggio con il maggior numero di elettori (30.295). I due comuni più piccoli che devono scegliere il sindaco sono e Villafranca Sicula, in provincia di Agrigento, con 1.407 abitanti e Castelbottaccio (Campobasso) di 884 abitanti. Le operazioni di scrutinio inizieranno questa sera, subito dopo la chiusura delle operazioni di votazione, l'accertamento del numero dei votanti e le altre operazioni preliminari.

 

 

Occhi puntati sulle città, dunque, con il «campo largo» proposto dal Pd alla prova del nove dopo la scissione del M5s e il centrodestra che dovrà testare la sua effettiva unità politica ed elettorale. Matteo Salvini assicura che nella coalizione non c'è alcun problema e con gli altri leader si incontrerà «dopo i ballottaggi». La partita politicamente più importante è certamente quella di Verona, dove il centrosinistra con Damiano Tommasi (39,8%) si presenta con 7 punti di vantaggio sul sindaco uscente Federico Sboarina (32,7%), sostenuto da FdI e Lega e che ha rifiutato l'apparentamento con FI e Flavio Tosi. Da verificare la tenuta elettorale del centrodestra unito, garantita dai leader dei partiti Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi nel videomessaggio con cui venerdì mattina si è tentato in extremis di ricomporre le tensioni territoriali delle ultime settimane. Centrodestra diviso al primo turno e politicamente unito al secondo (pur senza apparentamento formale) anche a Parma e Catanzaro. A Parma si sfidano Michele Guerra (centrosinistra) e Pietro Vignali, sostenuto al primo turno da Lega e FI. Il primo turno del 12 giugno si è chiuso con il netto vantaggio (44,18%) Guerra, ex assessore della giunta Pizzarotti sostenuto oltre che dal Pd anche da Effetto Parma, associazione dell'ex sindaco. Vignali si è fermato al 22,25% con la metà dei voti (15.666 contro 32.567). Vignali fu primo cittadino di Parma dal 2007 al 2011, anno delle sue dimissioni rassegnate dopo una serie di accuse e di arresti per corruzione che colpirono alcuni funzionari comunali. Vignali ha scelto di ripresentarsi a 10 anni dal commissariamento del Comune e dopo la sua riabilitazione, nel marzo 2020, ottenuta dal tribunale di Bologna e al ballottaggio potrà contare anche sul sostegno di FdI.

 

 

A Catanzaro invece il centrodestra ha visto una ricucitura in extremis dopo che nel primo turno Valerio Donato si era presentato sotto le bandiere di Lega e Forza Italia e Wanda Ferro con FdI. Ferro ha deciso di chiedere al 9% di elettori che l'ha votata di far convogliare i loro consensi verso Donato, già forte del 44% del 12 giugno. Lo sfidante, Nicola Fiorito, è sostenuto da Pd e M5s e ha ottenuto il 31,7%. A Carrara al primo turno i partiti che compongono le coalizioni sono andati in ordine sparso. Il candidato della Lega Simone Caffaz ha recuperato il sostegno di FI e FdI e se la vedrà con la candidata del Pd Serena Arrighi, avanti a lui al primo turno. Ago della bilancia potrebbe essere Cosimo Ferri, candidato da Italia Viva al primo turno, che ha annunciato di sostenere Caffaz. Per Serena Arrighi si sono schierati anche Leu e Azione. Sempre in Toscana, a Lucca, scontro ad altissima tensione tra i due schieramenti. Mario Padrini, candidato di centrodestra, ha incassato in poche ore l'apparentamento con il candidato ex CasaPound e No Vax Fabio Barsanti e il sostegno del candidato sostenuto da Azione, subito smentito da Roma da Carlo Calenda.

 

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