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Prevalgono i sì ma i referendum si schiantano sul quorum. Salvini: grazie ai 10 milioni che volevano cambiare la Giustizia

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Il quorum alla fine si è rivelato un miraggio, con appena un italiano su cinque che si è recato alle urne: falliscono i cinque referendum sulla giustizia promossi da radicali e Lega, con una affluenza pari al 20,9%, che segna la peggior performance in assoluto ripercorrendo la storia dei 67 referendum abrogativi svoltisi dal 1967 ad oggi. Consola poco i promotori la vittoria del sì a tutti e cinque i quesiti, tra l’altro con sensibili differenze nelle percentuali tra un quesito e l’altro: se i sì infatti valicano la soglia del 70% nei quesiti sulla separazione delle funzioni dei magistrati, sul diritto di voto agli avvocati nella valutazione dei magistrati e sull’abolizione delle firme per le candidature al Csm, molto meno schiacciante è la loro prevalenza sull’abolizione della legge Severino e sui nuovi limiti alla carcerazione preventiva, quesiti in cui i ’no' superano il 40 per cento.

REFERENDUM - I risultati quesito per quesito 

«Grazie ai 10 milioni di italiani che hanno scelto di votare per cambiare la Giustizia. È nostro dovere continuare a far sentire la loro voce!» scrive sui social il leader della Lega Matteo Salvini, mentre in una nota i Radicali italiani sottolineano: «In Italia è quasi impossibile promuovere e vincere referendum: dall’impossibilità di raccogliere 500.000 firme autenticate e certificate, al giudizio politico della Corte Costituzionale (vedi bocciatura dei referendum eutanasia e Cannabis) passando per il boicottaggio del cosiddetto servizio pubblico della Rai e finendo con l’esistenza di un quorum che spazza via quasi ogni consultazione popolare. In tutto questo processo referendario la cosa che siamo riusciti a cambiare è la firma digitale per sottoscrivere i quesiti. Tuttavia restano in piedi gli ostacoli sopraelencati: quasi insormontabili».

 

«Questi referendum sulla giustizia sono stati boicottati con il voto in un giorno solo, con il silenzio assoluto di molti media. Forse c’è una volontà precisa di mantenere le cose come stanno» afferma sui social il presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi. «I cittadini - scrive invece su Facebook il leader M5S Giuseppe Conte - sono stati chiamati alle urne per votare cinque referendum presentati come la soluzione di tutti i mali della giustizia. In realtà, più che un serio tentativo di riformare la giustizia e migliorare il servizio ai cittadini, i quesiti referendari nascondevano una vendetta della politica contro la magistratura. I cittadini l’hanno capito, con il risultato che questo passaggio referendario è il meno partecipato di sempre. Allora non si dica che siamo davanti alla crisi dei referendum e della democrazia diretta. Siamo di fronte alla crisi di una politica più attenta a tutelare se stessa che a dare risposte ai bisogni reali delle persone».

 

«Quesiti complessi e uso propagandistico dei referendum non convincono nemmeno gli elettori di centrodestra - sostiene infine in un Tweet la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi - Noi continuiamo a credere che le buone leggi si fanno in Parlamento. Per questo sosteniamo le riforme della giustizia del governo Draghi».

 

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