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Governo, ricreazione finita per Draghi e Franco. Su Dl Aiuti e armi tornano le divisioni

Carlantonio Solimene
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Terminata la «tregua» elettorale, il dualismo tra il premier Mario Draghi e la sua riottosa maggioranza tornerà fin da questa settimana a segnare temperature piuttosto alte. Sono due i passaggi delicati all’orizzonte per il governo. Il primo riguarda il decreto Aiuti, che sbarca in commissione Bilancio alla Camera e dovrà affrontare la discussione di ben 2.400 emendamenti. Entro il 14 giugno i gruppi individueranno i 460 segnalati (di cui 350 della maggioranza). Il voto dovrebbe iniziare dal 20 giugno, con l’obiettivo di conferire il mandato ai relatori il 27 e arrivare in aula all’inizio di luglio. Il testo dovrà poi passare al Senato per l’approvazione definitiva entro il 16 luglio.

 

Tempi piuttosto stretti, quindi. Che mal si conciliano con alcuni punti qualificanti su cui la maggioranza deve cercare un’affannosa mediazione. Quello principale riguarda i poteri speciali concessi al sindaco di Roma Roberto Gualtieri per bypassare il piano regionale dei rifiuti e dare il via libera alla costruzione del termovalorizzatore di Roma. Sulla questione pende un emendamento del Movimento 5 stelle che difficilmente avrà i numeri necessari in Aula per passare - anche il Partito democratico ha già dichiarato il suo no alla modifica - ma che potrebbe aprire un solco politico profondo tra la forza politica guidata da Giuseppe Conte e il premier Mario Draghi. A più riprese, infatti, i 5 stelle hanno chiarito come la costruzione del termovalorizzatore costituisca la «linea rossa» da non oltrepassare per evitare un’uscita dei grillini dalla maggioranza. Tentazione che, peraltro, potrebbe rafforzarsi se dalle urne uscisse un risultato politico negativo per l’ex presidente del Consiglio.

 

Ma sono tante le proposte di modifica che rischiano di creare tensione in maggioranza. Ad esempio quella di LeU che mira ad allargare la platea dei ricettori del bonus di 200 euro una tantum per sostenere il reddito e contrastare il caro bollette. Un ritocco che, ovviamente, comporterebbe un ulteriore esborso economico che né il premier né il ministro dell’Economia sembrano disponibili a concedere. Tanto più che le notizie in arrivo dalla Bce - con il rialzo dei tassi e la fine del Quantitative Easing - non autorizzano manovre azzardate sui conti pubblici. In realtà LeU, attraverso un altro emendamento, chiede di portare la tassazione degli extraprofitti delle imprese energetiche dall’attuale 25 al 30%. E da questa misura che arriverebbero le eventuali coperture per finanziare un bonus più «largo». Ma in maggioranza non sono in molti coloro che sono convinti di dare un’altra «mazzata» alle compagnie energetiche.

 

Il Pd, a sua volta, ha proposto di istituire un tetto massimo al prezzo della benzina per i mesi di luglio e agosto. Anche nell’esecutivo c’è la consapevolezza di dover fare qualcosa per arrestare la corsa al rialzo del carburante, ma per ora si parla solo di prorogare a fine agosto l’attuale sconto di 30 centesimi al litro. Che però non è bastato a evitare che la verde sfondasse il costo dei 2 euro al litro persino in modalità self. Per disinnescare una votazione a oltranza non è escluso che l’esecutivo decida di fare ricorso alla questione di fiducia, ma l’ipotesi finirebbe con il surriscaldare ulteriormente gli animi di chi, dopo il possibile arretramento alle Amministrative, ha bisogno di ottenere risultati tangibili in Parlamento.

L’altro tema su cui si consuma lo scontro in maggioranza è rappresentato dal voto del 21 giugno sulla risoluzione che anticiperà il prossimo Consiglio europeo. Argomento, ovviamente, la crisi ucraina, con il Movimento 5 stelle e la Lega che hanno ribadito il loro no a un ulteriore invio di armi a Kiev. Posizione assolutamente non condivisa dall’esecutivo che considera valido il voto espresso a inizio crisi che autorizzava l’esecutivo a rifornire l’Ucraina per tutto il 2022 senza bisogno di altri passaggi parlamentari.

 

Le trattative per evitare una spaccatura entreranno nel vivo questa settimana e il convincimentio nella maggioranza è che si troverà un’intesa su una formula generica, ma resta alta la tensione. Nella risoluzione si punterà sulla necessità di spingere sul dialogo tra le parti per una soluzione diplomatica affinché l’Italia abbia un ruolo di primo piano sui negoziati, l’auspicio all’interno dell’esecutivo è che il tema della guerra dopo le amministrative possa essere discusso senza le scorie della campagna elettorale. Anche perchè a fine mese ci saranno il G7 in Germania e il vertice Nato in Spagna. Potrebbero quindi arrivare nuove richieste.
 

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