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Referendum, Roberto Calderoli: "Solo il popolo può cambiare la giustizia"

Pierpaolo La Rosa
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«Finalmente, dopo che un Parlamento si è dimostrato pavido, incapace di modificare il mondo della giustizia, il popolo diventa legislatore». Non ha dubbi sull’importanza dell’appuntamento odierno il senatore della Lega e vicepresidente dell’Assemblea di palazzo Madama, Roberto Calderoli.
Senatore Calderoli, entriamo nel merito dei quesiti referendari.
«Per quanto riguarda quello sulla modalità elettiva del Consiglio superiore della magistratura, pensiamo che rimuovendo la sottoscrizione da 25 a 50 firme per la presentazione delle candidature si consenta a qualunque magistrato di potersi candidare in modo autonomo. L’obiettivo è avere membri del Csm indipendenti dalle correnti e dai partiti».
C’è, inoltre, il quesito della valutazione di professionalità dei magistrati.
«Il giudizio sui magistrati, nei Consigli giudiziari, è affidato a loro stessi, per cui il 99,2% dei magistrati ha come giudizio "ottimo". È evidente che il 99,2% di "ottimo" non può esistere in nessuna categoria professionale».
Spazio, poi, alla separazione delle funzioni.
«La separazione delle funzioni del giudice requirente rispetto a quello giudicante è una teoria portata avanti da Giovanni Falcone. Non vedo proprio tutti questi timori. Il magistrato, ora, può passare quattro volte nel corso della sua carriera da una funzione all’altra: ma chi ha fatto per 20 anni il pubblico ministero assume anche una mentalità accusatoria e difficilmente potrà andare a fare quel giudice terzo, imparziale previsto dalla Costituzione. Basta con i procuratori che lavorano porta a porta con i giudici».
Ecco, infine, i quesiti su carcerazione preventiva e legge Severino.
«Più del 30% di chi si trova in prigione è in custodia cautelare. Mille italiani all’anno vengono risarciti per ingiusta detenzione. Io sono a favore delle misure cautelari, ma qualcuno ne abusa, magari per portare a casa una confessione. La Costituzione prevede che nessun imputato sia considerato colpevole sino alla condanna definitiva. L’unica eccezione, secondo la legge Severino, è per sindaci e amministratori locali, che in caso di sentenza di colpevolezza di primo grado vengono sospesi per 18 mesi. Nella maggior parte dei casi, però, costoro vengono assolti in secondo o terzo grado. È giusto, dunque, eliminare una normativa che discrimina questi soggetti rispetto a tutti gli altri cittadini. Su incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica, i reati per cui la Severino contempla tale disciplina sono già previsti dall’articolo 317 bis del Codice penale, che dispone l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. O sono ignoranti o sono in malafede, ma una cosa non esclude l’altra».
Lei ha appena terminato uno sciopero della fame, insieme a Irene Testa del Partito Radicale, per una corretta informazione sui referendum.
«È stata una esperienza che qualche crepa nel muro di silenzio l’ha aperta. Sono stato in sciopero della fame per dieci giorni, sto bene e sono contento. Non ho mai sentito fame, forse per merito dell’adrenalina. Speriamo che pancia vuota porti ad urne piene. Mi sembra di essere entrato, grazie ad Irene Testa, nello spirito delle battaglie di Marco Pannella. Per me, è stata una catarsi interiore».
Come valuta la riforma Cartabia, ora all’esame del Senato?

«Ho il massimo rispetto per la ministra Cartabia, ma ci sarebbe voluto simbolicamente un leone per portare a casa una riforma degna di questo nome. Capisco anche che non sia stato un compito facile per la presenza nella maggioranza di Movimento 5 stelle, Pd ed altri partiti di sinistra che sono di fatto espressione delle correnti di sinistra della magistratura. Il M5s sta proprio dalla parte dei magistrati, non riesce mai a capire qual è il vero problema. Hanno forse un problema di quoziente intellettivo».
Cambierete a palazzo Madama la riforma Cartabia?
«Ci sono dei passaggi che vanno modificati, come quello sull’elezione del Csm: si introduce un sistema elettorale misto, due terzi maggioritario ed un terzo proporzionale, ma la definizione dei collegi elettorali non c’è nel testo, venendo demandata ad un decreto della guardasigilli. Come Lega daremo battaglia per correggere il provvedimento. I numeri al Senato ci sono, anche in Aula: inutile che cerchino di forzare la mano, perché poi si fanno male».
 

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