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Election Day, il centrodestra punta alla vittoria. A Frosinone c'è aria di colpaccio

Daniele Di Mario
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Il centrodestra prova a fare 13(mila). Tanti sono i voti che, calcoli alla mano, permetterebbero al candidato sindaco Riccardo Mastrangeli di vincere al primo turno. Un’impresa non impossibile sulla carta. A Frosinone, infatti, gli elettori sono circa 35mila, quasi tremila in meno rispetto a cinque anni. Considerando che i candidati sindaco sono cinque, se i tre considerati minori - Mauro Vicano (sostenuto da Azione, Udc e una lista civica), Vincenzo Iacovissi (vicesegretario nazionale del Psi, supportato anche da +Europa e da due civiche: Il cambiamento e Lista civica Segneri) e Giuseppe Cosimato (già consigliere di An che corre con l’appoggio di una civica) - dovessero complessivamente ottenere tra il 12 e il 15%, la vittoria al primo turno per il candidato del centrodestra potrebbe materializzarsi davvero.

Questo è almeno quello che si augurano al comitato elettorale di Mastrangeli, di professione farmacista e assessore al Bilancio della giunta di centrodestra uscente a cui è affidato il compito di portare avanti il lavoro svolto negli ultimi dieci anni dal leghista Nicola Ottaviani, che cinque anni fa fu riconfermato senza bisogno del ballottaggio, ottenendo al primo turno il 56% e con tutte le liste della coalizione che complessivamente arrivarono al 59%. Proprio Ottaviani, nel frattempo entrato nel Carroccio, ha schierato a sostegno di Mastrangeli una lista che porta il suo nome e che punta a essere il primo partito della città, trasformando il primo cittadino uscente in una sorta di Zaia del capoluogo ciociaro, proiettandolo alle elezioni politiche del prossimo anno. E anche la Lega si attende molto dalle elezioni comunali di Frosinone per quanto riguarda la competizione interna con Fratelli d’Italia, che - come il Carroccio, nonostante la presenza della lista Ottaviani - ha presentato una lista molto competitiva.

Per Mastrangeli però la strada è più in salita rispetto a quella di Ottaviani cinque anni fa. Nel 2017, infatti, il Partito democratico e il centrosinistra presero a Frosinone il suo minimo storico: il 27%. I sindaggi circolati prima dello stop imposto dalla legge accreditavano però al candidato sindacco Domenico Marzi (che è già stato primo cittadino di Frosinone dal 1998 al 2007) almeno il 35% dei voti. Marzi, vincitore delle primarie del centrosinistra, ha quindi consentito al campo progressista di compiere un innegabile recupero, complice anche il preventivabile crollo verticale del M5S. L’obiettivo del candidato Dem è quindi quello di arrivare al ballottaggio e giocarsela fino in fondo. Con quante chance eventualmente di farcela è tutto da vedere, un po’ per l’estrazione moderata (o comunque non di sinistra) degli altri candidati in campo, un po’ perché i precedenti non sono dalla sua parte: da quando c’è l’elezione diretta del sindaco, a Frosinone si è votato 6 volte e 4 la partita è finita al ballottaggio, ma mai chi è arrivato al secondo turno in vantaggio ha persone. O, vista da un altro punto di vista, mai il candidato che inseguiva è riuscito a rimontare. Una statistica che fa sorridere Mastrangeli e il centrodestra, ma che fa sognare a Marzi e al Pd un’impresa che sarebbe storica.
 

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