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SuperMario Draghi ha perso i poteri. Mercati all'assalto, crisi dei prezzi e la Ue gli volta le spalle

Dario Martini
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«Draghi è la migliore garanzia per tenere buoni i mercati». Fino a pochi mesi fa questo era il leitmotiv che si sentiva ripetere di continuo dalla miriade di opinionisti, economisti ed esperti di finanza che sostenevano la necessità di tenere più tempo possibile Super Mario a Palazzo Chigi. Quando lo spread era ai minimi, e viaggiava a poco più di 100 punti, il merito era tutto del presidente del Consiglio. Oggi, invece, questo leggendario tocco magico sembra svanito tutto d'un colpo, con il differenziale tra Btp e Bund tedeschi schizzato a 234 punti. La ricetta anti-inflazione messa in campo da Christine Lagarde ha fatto sprofondare la Borsa di Milano, che ha chiuso l'ultima seduta della settimana a -5,17%. Alla fine a tradire il capo del governo italiano è stata proprio la presidente della Bce, che ha sostituito Draghi all'Eurotower nel novembre 2019. La pugnalata è arrivata l'altro ieri, quando ha annunciato che a partire dal primo luglio terminerà il programma di acquisti di titoli di stato, quel famoso "bazooka" messo in campo per la prima volta proprio dal suo predecessore nel 2014. Unito al rialzo dei tassi d'interesse è il mix perfetto per mettere sulla graticola il debito pubblico italiano. La situazione è critica.

 

 

Il governo sembra avere le mani legate nel contenere il rincaro dei prezzi dell'energia e dei generi alimentari. Draghi sta cercando in ogni modo di far approvare a livello europeo un tetto al prezzo del gas. Nonostante goda dell'appoggio di Macron, non è detto che riesca. Intanto la benzina ha sfondato i due euro al litro. L'esecutivo è già intervenuto con il taglio delle accise, che però resterà in vigore solo fino all'8 luglio. Poi, il prezzo dei carburanti schizzerà ancora più alle stelle. Per contenere l'aumento delle bollette, il governo ha già speso 30 miliardi di euro. Una cifra enorme e allo stesso tempo insufficiente. A Palazzo Chigi sanno che sarà necessario un nuovo intervento. Ma come? La speranza è che sia l'Europa a venirci in soccorso. Due giorni fa, in sede Ocse, il presidente del Consiglio ha proposto un «Sure energetico», un piano di prestiti stabili a basso costo agli Stati membri dell'Unione europea per sostenere i redditi delle famiglie. Una soluzione rilanciata anche dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Ci serve un Sure energetico per consentire agli italiani di affrontare l'incremento dei costi dell'energia che sta intaccando i loro risparmi, ma anche la competitività delle nostre aziende. Serve uno strumento di questo tipo, come quello utilizzato per aiutare le famiglie europee e italiane dopo la pandemia».

 

 

Detta così sembra facile. Invece è subito arrivata la doccia fredda di Bruxelles: «Non sono a conoscenza del fatto che abbiamo ricevuto una proposta formale da parte dell'Italia in questo senso- ha detto il portavoce della Commissione europea Eric Mamer Solitamente non commentiamo ciò che viene detto dai politici a livello nazionale, ma condividiamo la preoccupazione di numerosi leader in Europa e la necessità di fare tutto ciò che è possibile per limitare l'aumento dei prezzi dell'energia e il loro impatto». Mamer ha aggiunto: «Con il RepowerEu c'è già la possibilità per gli Stati membri di ricorrere a prestiti che sono disponibili nel Next Generation Eu per finanziare le misure nell'ambito dell'energia». Tradotto: i mezzi per far fronte all'emergenza li avete già, fateveli bastare.

 

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