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Matteo Salvini dà l'ok a Giorgia Meloni premier

Ronny Gasbarri
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«Separati in casa, no», assicura Giorgia Meloni. Eppure le fondamenta su cui si tiene in piedi il centrodestra non sono mai state così instabili. A distanza di cinque mesi dalla partita del Quirinale la coalizione ancora non è riuscita a rimettere insieme i pezzi.

L’ultimo vertice andato in scena ad Arcore tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non ha svelenito il clima, anzi. E tutti ora sono in attesa del voto delle amministrative che restituirà una fotografia degli attuali rapporti di forza tra gli alleati. Secondo i recenti sondaggi i Fratelli d’Italia sono sempre il primo partito italiano, mentre la Lega continua a perdere consensi. Motivo per cui, si vocifera nei palazzi della politica, Carroccio e Forza Italia potrebbero decidere di andare insieme alle politiche del prossimo anno. «L’ipotesi di una fusione? Non ci metto bocca - assicura Meloni -. Se facessero la scelta di unirsi in una lista unica, per paradosso sarebbe anche un elemento di semplificazione all’interno della coalizione. Non c’è quindi da parte nostra alcun problema». Partito unico e federazione sono due vecchi pallini del Cav e del Capitano, ma proprio Salvini sembra escludere questo scenario. «Il futuro è una coalizione di centrodestra, con un governo di centrodestra - le parole del leader leghista -, e ovviamente chi prende un voto in più esprime il presidente del Consiglio». Una sottolineatura questa accolta con favore dalla Meloni: «Il fatto che sia stato chiarito che chi arriva primo ha la responsabilità di guidare il governo a me sembra giusto, anche ai fini della tenuta della coalizione». Eppure, aggiunge, «mi ha colpito che non l’abbia detto prima. Non ho compreso la timidezza dimostrata. Quando alle elezioni del 2018 la Lega fece il risultato migliore sono stata io quella che con più convinzione chiese l’incarico per Salvini».

 

 

 

 

Insomma nel 2023 se dovesse verificarsi un successo del centrodestra, ma con Fdi al posto della Lega, la leader del partito di via della Scrofa si aspetta lo stesso trattamento. «Si deve parlare di cose concrete. La risposta di Salvini è da questo punto di vista un passo in avanti. E il fatto che ci siamo visti è stato comunque un passo in avanti dopo mesi in cui i rapporti si erano interrotti per scelte politiche». Il riferimento è sia al Mattarella bis sia al sostegno al governo Draghi. «I problemi nel centrodestra si sono creati quando alcuni hanno ritenuto che si potesse o si dovesse fare accordi anche con l’altra metà campo», ricorda Meloni inviando l’ennesimo messaggio agli alleati: «Quello che chiedo sono regole che valgono per tutti nella squadra, chiarezza anche sulle scelte future, vincoli». Un patto anti-inciucio che spazzi via dal tavolo qualsiasi intesa futura con M5s e Pd. Con Meloni che, in tal senso, esclude categoricamente alleanze coi dem. «Non so da dove nasca questa bizzarra ipotesi. È inventata di sana pianta. Io voglio un governo di centrodestra», taglia corto prima di porre il quesito principale: «Si vuol vincere con Fdi o si vuole non vincere per andare al governo con Pd e M5s? A questa domanda servono risposte molto chiare».

Risposte che potrebbero concretizzarsi subito dopo il voto delle amministrative, quando arriverà al pettine anche il nodo Sicilia. «In teoria - dichiara Meloni - dopo le elezioni la ricandidatura di Nello Musumeci alla Regione si dovrebbe chiudere». Aspettativa che fa il paio con quella di Salvini riguardo alla partita tutta interna alla coalizione sulla leadership: «Se è ancora contendibile in vista del 2023? È tutto nelle mani degli italiani, che sono persone sagge. Io sono assolutamente fiducioso e ottimista sul fatto che gli sforzi di chi in questo anno ha governato con alleati complicati come Pd e M5s verranno riconosciuti». Separati in casa magari no, ma comunque sempre duellanti.
 

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