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Vittorio Feltri si infuria sul salario minimo garantito: “Fonte inesauribile di imbrogli, come il reddito di cittadinanza”

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Vittorio Feltri si arrabbia sul salario minimo garantito. Il direttore di Libero, in un editoriale nell’edizione del 21 maggio del quotidiano, evidenzia come “in Italia gli stipendi non sono stratosferici e quindi se ne discute. Il lavoro mal retribuito in effetti è immorale. Ma bisogna pure riconoscere che le paghe, il loro ammontare, sono decise dal mercato e non certo dallo Stato, il quale essendo incapace di contenere il debito pubblico non ha titoli per occuparsi della retribuzione nel settore privato”.

 

 

Feltri si interroga: “Che senso ha fissare un salario minimo garantito, quando le trattative riguardanti i soldi percepiti da un dipendente sono frutto di accordi privati? Lo Stato gestisca la Cosa pubblica e lasci al libero mercato la delicata questione dei compensi spettanti a coloro che sgobbano. I quali peraltro hanno la facoltà e la capacità di farsi retribuire come meritano, senza l'intervento della Pubblica amministrazione”. Il salario minimo garantito - la chiosa finale del giornalista - è parente stretto del reddito di cittadinanza, definito da Feltri “una fonte inesauribile di imbrogli”. 

 

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