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Matteo Renzi e l'inchiesta Open: "I giudici hanno bloccato Italia Viva"

Camillo Barone
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Per Matteo Renzi lo sciopero dei magistrati è stato un «fallimento totale, un’ulteriore dimostrazione che qualcosa nella magistratura non va». Dai microfoni di Radio Leopolda il leader di Italia Viva torna a parlare dei presunti abusi della magistratura nei suoi riguardi, del caso Open che lo ha visto coinvolto insieme ai suoi familiari stretti e del futuro del suo partito. Ma anche del suo breve passato, tanto da arrivare a dire che l’inchiesta Open avrebbe «interrotto il cammino di crescita» di Italia Viva. «Noi partiamo con Italia Viva, siamo accreditati al 5-10%, si dice che arriveremo a doppia cifra e poi arriva l’inchiesta Open, che è uno scandaloso processo politico alla politica», ha detto Renzi, aggiungendo che il processo mediatico «era l’unico obiettivo, perché nel merito non c’è assolutamente niente».

L’ex segretario del Partito democratico è tornato poi a parlare di Open anche presentando il suo ultimo libro “Il Mostro: Inchieste, scandali e dossier. Come provano a distruggerti l’immagine” (piemme editore), non risparmiando le sue accuse a David Ermini: «Il vicepresidente del Csm è un pubblico ufficiale che riceve una prova del reato e la distrugge. Ci sono cose che si insegnano al primo anno di serie tv su Netflix. Non si distrugge il corpo del reato, la prova, è semplice».

 

 

 

 

Per Renzi il problema da scardinare è quello dell’appartenenza dei magistrati alle correnti politiche. Nessuna riforma della giustizia finora sarebbe all’altezza di questo obiettivo: la riforma Cartabia è «inutile», mentre quella Bonafede sarebbe stata «dannosa». E infatti la sua previsione è che una futura riforma della giustizia verrà approvata dalla prossima legislatura, ma la sua indicazione di voto sui referendum di giugno è di votare a favore, anche se si dice pessimista che «possa avere attenzione».

La riforma della giustizia però non è l’unico obiettivo da perseguire possibilmente con una nuova maggioranza. Tra le altre necessarie modifiche costituzionali Renzi cita anche l’elezione diretta del presidente del Consiglio, una mossa volta a cambiare in modo sostanziale «le regole del gioco, altrimenti si continuerà sempre così». Il numero uno di Italia Viva è fiducioso sul futuro del suo gruppo politico, immagina che si andrà al voto delle elezioni politiche nel maggio 2023. Pensa che per IV ci sia un margine importante per superare la soglia del 4%, ma anche se non dovesse bastare dice che solamente con il 4% «siamo riusciti a bloccare Matteo Salvini al Papeete e lasciato Giuseppe Conte a vivere la nuova fase che l’attende».

Sia a Porta a Porta ospite di Bruno Vespa sia in serata ad una seconda presentazione romana del suo libro Renzi continua ad analizzare lo scenario internazionale, e si definisce «macroniano» e più distante dalle posizioni di Joe Biden sull’Ucraina. Per l’ex premier, Macron starebbe cercando di portare tutti attorno a un tavolo per «fare un nuovo ordine capace di ristabilire anche tutto il resto». Mentre sull’invio di armi garantisce che Italia Viva continuerà a votare in senso favorevole in linea con quanto già votato subito dopo lo scoppio del conflitto. Sulle questioni interne si concentra sulla legge elettorale e giudica tutto ancora troppo «prematuro», ma è certo che non ci sarebbe alcuno spazio per una riforma in senso proporzionale.
 

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