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Ucraina, Draghi tira dritto su Nato e armi, Conte sbotta e minaccia la crisi: la maggioranza traballa

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La strada è tracciata e non sarà il moltiplicarsi di incidenti e tensioni in Parlamento a determinare un cambiamento di rotta. Mario Draghi lo dice chiaro ricevendo a palazzo Chigi Sanna Marin, prima ministra della Repubblica di Finlandia. Il premier sottolinea sin da subito la portata "storica" del momento che stiamo vivendo. Per l'ex presidente Bce la richiesta di Finlandia e Svezia di aderire alla Nato è "una chiara risposta all’invasione russa dell’Ucraina e alla minaccia che rappresenta per la pace in Europa e per la nostra sicurezza collettiva".

Ecco perché l’Italia appoggia "con convinzione" la decisione di Helsinki e Stoccolma. "Vogliamo velocizzare le procedure interne per rendere l’adesione effettiva nel più breve tempo possibile - assicura il premier - e intendiamo sostenere la Finlandia e la Svezia in questo periodo di transizione".

Mentre nella sala dei Galeoni di palazzo Chigi Draghi e Marin 'puntellano' il "momento storico", però, a palazzo Madama la maggioranza che sostiene il Governo traballa ancora. Stefania Craxi, senatrice di FI, viene eletta presidente della commissione Esteri, battendo - grazie ai voti del centrodestra unito e di Iv - il pentastellato Ettore Licheri, scelto dal movimento quale successore di Vito Petrocelli. La rabbia di Giuseppe Conte è totale: "Oggi registriamo che di fatto si è formata una nuova maggioranza che spazia da FdI fino a Iv", tuona dopo aver convocato un Consiglio nazionale straordinario nel quartier generale di Campo Marzio. Il leader M5S, come già fatto ad ogni occasione utile negli ultimi giorni, chiama in causa direttamente Draghi. "Sta al presidente del Consiglio Draghi la responsabilità di tenere in piedi questa maggioranza", scandisce, tornando poi a chiedere un voto in Parlamento in vista delle prossime mosse dell'Italia nello scacchiere internazionale.

Sul possibile invio di nuove armi a Kiev,in realtà, Draghi conferma la linea senza particolari timori: "Vogliamo aiutare l'Ucraina a difendersi. Lo abbiamo fatto in passato e lo faremo quando necessario. Nella difesa dell'Ucraina gli europei sono tutti insieme, siamo membri leali dell'Unione", sentenzia. Domani il premier sarà in Parlamento per un'informativa e ribadirà quanto fatto per la pace, a partire dalla "necessità" di sostenere la resistenza. Il premier considera l'espulsione dei diplomatici italiani da parte della Russia "un atto ostile", ma questo, è la sottolineatura, "non deve assolutamente portare a una interruzione dei canali diplomatici perché è attraverso quei canali che, se ci si riuscirà, si arriverà alla pace ed è certamente è quello che noi vogliamo".

Quanto alle 'battaglie di bandiera' tra i partiti, l'irritazione, nelle stanze di palazzo Chigi, c'è, ma non viene tradotta in una replica diretta. Anzi, la reazione che Draghi intende mettere in campo guarda più ai fatti che alle parole: il premier riprenderà infatti il suo tour per le città (prima tappa venerdì a Verona) perché quello che intende fare è dialogare con i cittadini e con i territori, che saranno i protagonisti dell'attuazione del Pnrr. I prossimi mesi, è la consapevolezza, saranno sempre più complicati. "Sarà un nuovo Draghi", assicurano i fedelissimi. Intanto, anche Enrico Letta avverte gli alleati: "Troppi incidenti che si accumulano possono far deragliare una macchina di Governo anche se non si vuole - dice preoccupato - Se si finisce fuoristrada e poi è difficile rimettere la macchina in carreggiata. Io sono una ruota della macchina. Serve una seria messa a punto della situazione".

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