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Cinquestelle contro Draghi: "Stop armi, sulla guerra serve un altro voto". E Conte "finge" di scaricare Grillo

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​ Il Movimento 5 stelle torna a mettere alle strette Mario Draghi sull'invio delle armi in Ucraina. Il consiglio nazionale grillino, infatti, si è riunito ieri sera e mattina Ucraina e ha "prodotto" un documento nel quale chiede ufficiale che gli impegni italiani nella guerra tra Russia e passino attraverso un nuovo voto parlamentare ritenendo superato quello che, a marzo, autorizzò il governo a spedire armamenti per la difesa di Kiev per tutto il 2022. L'organo del  M5S ha infatti deliberato all'unanimità «di ritenere necessario - dopo quasi tre mesi di confitto nel cuore dell'Europa, con uno scenario in continua evoluzione - un confronto in Parlamento tra le varie forze politiche, con la possibilità di pervenire un atto di indirizzo del Parlamento che possa contribuire a rafforzare l'azione politica del Governo in tutti i consessi internazionali ea un indirizzo liberamente accessibile dal Governo e dal Parlamento; di considerare non sufficiente, in base ai principi del nostro ordinamento democratico, il vaglio parlamentare che è stato effettuato in corrispondenza del cd " decreto Ucraina", che risale ai giorni immediatamente all'aggressione militare russa successivi, e che non tiene conto dei mutamenti nel frattempo intercorsi e delle strategie che si stanno delineando anche a internazionale».

 

Il Consiglio nazionale del  M5S ha inoltre deliberato «di ritenere assolutamente opportuno che l'Italia, dopo avere già inviato varie forniture comprensive anche di armamenti per consentire all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa di cui all'art. 51 Carta delle Nazioni Unite, concentri adesso i suoi sforzi sul piano diplomatico, promuovendo, in particolare, un'azione sinergica anche con altri europei per una soluzione equilibrata, equa e sostenibile», si legge ancora nella lunga nota diramata al termine della riunione. Sostanzialmente uno stop a nuovi invii di armi e un aut aut a Draghi affinché "obbedisca" al Parlamento nella gestione della crisi nell'Europa dell'Est. Ma non è solo questo il fronte caldo all'interno del Movimento. A far discutere, infatti, è stato anche l'ultimo post apparso sul blog di Beppe Grillo. In cui, senza, si mettono nel mirino gli Stati Uniti con un di  Torquato Cardilli, ex ambasciatore d'Italia in Albania, Tanzania, Arabiata ed Angola, in cui si sostiene le ragioni russe nel conflitto e si accusa Biden di non fare passi verso la pace.

 

Giuseppe Conte è stato costretto a prendere le distanze dal fondatore: «Ho letto il post di Grillo, che ha un blog in cui ospita gli interventi di esperti. Ma quella non è la linea politica del movimento. Quello che penso l'ex premier. Soprassedendo, però, sul contratto firmato alcune settimane fa proprio da Grillo per la comunicazione del Movimento. Trecentomila euro che, se fosse vero quello che dice Conte, stati spesi piuttosto male. La realtà, probabilmente, è un'altra. E cioè che a Grillo sia demandato il compito di dire le che un po' tutti nel Movimento meditativo ma che non possono essere dette uffucialmente nella maggioranza "europeista e atlantista" di Mario Draghi. Non a caso il più "draghiano" dei 5 stelle, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è visibilmente in imbarazzo. "Io porto avanti la linea del governo italiano da ministro degli Esteri" si è limitato a sibilare Di Maio a chi gli chiedeva un commento sulle posizioni prese dal fondatore. ​

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