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Maggioranza divisa sul dopo Petrocelli, si rischia la paralisi nella commissione Esteri

Domani il voto per il nuovo presidente. Ma senza l'accordo si va alla conta e si rischia un flop

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Il momento è delicato, con una guerra in corso alle porte dell'Europa. Eppure la cruciale commissione Esteri del Senato rischia di rimanere ancora paralizzata. Non è bastato "liberarsi" del grillino filorusso Vito Rosario Petrocelli, "dimissionato" con la scelta dei partiti di far decadere l'organo. Ora a bloccare l'attività della commissione potrebbe essere l'incapacità di individuare un nuovo presidente che metta d'accordo tutte le forze della maggioranza.

Il posto, teoricamente, spetterebbe al Movimento 5 stelle, che ne era titolare con Petrocelli. Il punto è che la prima proposta fatta dai grillini, l'ex vicepresidente della commissione Gianluca Ferrara, ha sollevato un vespaio di polemiche perché l'ipotetico subentrante condivideva di fatto le posizioni del predecessore Petrocelli. Così Ferrara si è tirato indietro e Giuseppe Conte starebbe pensando all'ex presidente dei senatori Ettore Licheri. Che, però, non incontrerebbe i favori del Partito democratico. Considerati i numeri piuttosto in bilico della commissione, non si può rischiare un flop. Tanto più che il nuovo presidente dovrebbe rappresentare una maggioranza che, almeno ufficialmente, ha in Parlamento numeri larghissimi.

A quanto si apprende da fonti di Italia Viva, «sarebbe rischioso dopo la vicenda Petrocelli andare alla conta sul nuovo presidente della commissione Esteri e trasmettere al Paese un messaggio di divisione all’interno della maggioranza: chi dovesse scegliere di percorrere questa strada se ne assumerebbe la responsabilità. Serve unità intorno a una figura autorevole e di esperienza, scorrendo i nomi dei componenti della commissione si nota più di una persona con queste caratteristiche».

Pier Ferdinando Casini, probabilmente sentendosi chiamato in ballo, fa subito la sua mossa per tirarsi fuori: "Se la maggioranza parlamentare esiste ancora, deve trovare una soluzione condivisa per la nomina del presidente della Commissione Esteri del Senato. In presenza di una crisi internazionale come questa, è pura irresponsabilità dividersi su questa nomina come se ciò che capita nel mondo non ci riguardasse. Invito i responsabili dei partiti politici ad agire di conseguenza, non senza ricordare che tra le possibili ipotesi di designazione non può figurare la mia perché non sono disponibile».

Intanto si susseguono le riunioni, prima tra i capigruppo dei partiti di maggioranza al Senato, poi - in serata - tra l'intero gruppo parlamentare grillino. Ma la schiarita non sembra vicina. E la votazione è fissata già per le nove di domattina.

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