Errori e assoluzioni, in Italia ogni settimana diventa "nera" per la giustizia
La potremmo chiamare la settimana nera della giustizia, se non fosse che in Italia, fra casi noti e ingiustizie sommerse, ogni settimana dell’anno si candida ad essere incoronata come tale. Si è cominciato con il proscioglimento pieno di Attilio Fontana dal cosiddetto caso camici. Una bella notizia, se non si tiene conto del fatto che il Governatore lombardo è stato per quasi due anni con la spada di Damocle di un’inchiesta ingiusta sopra la testa.
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Tutto iniziò con una campagna mediatica e politica - citofonare, ma guarda un po’, a Pd e M5S - di un’aggressività senza precedenti. La colpa di Fontana era quella, essenzialmente, di governare una Regione che aveva avuto la sventura di essere stata maggiormente colpita dal Covid. Mentre Conte permetteva che i russi giungessero a Bergamo, mentre si spacciavano mascherine cinesi farlocche e ventilatori non funzionanti con i buoni auspici di D’Alema, la stampa di sinistra era impegnata a massacrare un uomo che tentava di gestire un virus che mieteva vittime su vittime.
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Era chiaro che, in un clima simile, sarebbe arrivata l’inchiesta. E subito, il M5S, ma anche quel Pd che una certa intellighenzia si ostina a definire, non si sa come, garantista, ne avevano chiesto le dimissioni. Ora che è stato prosciolto, non hanno avuto neppure il buon senso di chiedere scusa.
Restando in casa Lega, qualcosa di non chiaro sta accadendo a Palermo, nel processo Open Arms, che vede imputato Salvini per aver fatto - discutibilmente o meno - il Ministro. Pare che siano infatti magicamente scomparsi il video e i documenti che provano le irregolarità delle ong. Intanto, le anticipazioni del nuovo libro di Matteo Renzi, «Il Mostro», sembrano dare un quadro chiaro e definito di quello che è lo stato della giustizia italiana. Sotto processo per un presunto finanziamento illecito, l’ex premier si trova ad essere inquisito da tre pm: uno, sanzionato dal Csm per molestie sessuali, l’altro smentito 5 volte dalla Corte di Cassazione e infine l’ultimo, Antonino Nastasi, accusato di aver inquinato la scena del crimine nel caso David Rossi. E ancora, Renzi nel suo libro si sofferma sulla nomina del vicepresidente del Csm Ermini, che accusa di essere stato eletto con il metodo Palamara. Ermini, ieri, lo minaccia di querela. A cui lui subito risponde eloquente: «Sarà piacevole raccontare la sua storia in sede civile a cominciare dai numerosi scambi di sms di questi anni».
In tutto questo, a via Arenula sembrano non vedere e non sentire. La Ministra Cartabia, persa in un mondo evidentemente tutto suo, continua a difendere una riforma che definire ridicola è dare un giudizio gentile e delicato, mentre i partiti, pavidi, evitano di fare campagna per i referendum del 12 giugno, certi che il quorum non sarà mai raggiunto.