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Il centrodestra non trova pace e va sempre più in ordine sparso. Attesa la resa dei conti in Forza Italia

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Conferenze programmatiche, convention, tour di ascolto. Nel centrodestra è ufficialmente partita la grande corsa alle politiche del 2023, e mentre i singoli partiti si danno da fare in proprio, emerge sempre di più nella coalizione uno sfilacciamento a livello nazionale. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non si vedono dal giorno della rielezione di Sergio Mattarella. La frattura tra FI, Lega e Fratelli d'Italia sembra ormai andare al di là della scelta fatta in passato sull'appoggiare o meno il governo presieduto da Mario Draghi. E la fotografia di un fronte sì in movimento ma tutt'altro che compatto la restituisce in maniera chiara il calendario di appuntamenti messo in agenda dai vari partiti. Ad aprire le danze è stata ad aprile Forza Italia a Roma, con il ritorno in presenza del Cav. Poi è stato il turno di Fratelli d'Italia a Milano, e successivamente della Lega ancora nella Capitale. Venerdì e sabato toccherà nuovamente al partito azzurro riunirsi, stavolta alla Mostra d'Oltremare di Napoli, per una due giorni che ancora una volta sarà chiusa da Berlusconi. Nel frattempo, con il primo turno di amministrative ormai alle porte, il vertice tanto richiesto dalla Meloni per un chiarimento è finito fuori dai radar o quasi.

 

 

"I leader si sentono spesso", assicura il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, spiegando che Berlusconi parla sia con Meloni che con Salvini, "poi quando sarà il momento si vedranno". Già, ma quando? I mesi passano, e di schiarite all'orizzonte non se ne vedono. Eppure, ricorda Tajani, "siamo dalla stessa parte della barricata", con FI che però rivendica il ruolo di forza "determinante per la vittoria del centrodestra". "Siamo alleati ma differenti - aggiunge - e vogliamo dare il nostro contributo, svolgere un ruolo importante perché le tre anime della coalizione devono insieme riuscire a raccogliere il maggior numero di consensi". Intanto però in alcuni Comuni capoluogo che andranno il 12 giugno al voto (Messina, Catanzaro, Parma, Verona e Viterbo) l'opera di ricucitura non è andata a buon fine.

 

 

In Forza Italia in realtà i problemi al momento sono altri. Nonostante si cerchi di spostare il focus sulla convention di Napoli, su una manifestazione che Tajani assicura servirà per dimostrare "ancora una volta che siamo una forza determinante, propulsiva, seria e credibile, che si candida a governare questo paese anche dopo il 2023, con Berlusconi leader attuale e faro importante nella politica del nostro paese", il partito si trova più che altro a fare i conti con il caso interno sollevato dalla ministra Mariastella Gelmini e legato alla nomina di Licia Ronzulli a coordinatrice lombarda al posto dell'eurodeputato Massimiliano Salini. "Stiamo dando prova di forza e di unità. Chi ci racconta divisi vuole male alla nostra forza politica e al nostro Presidente", fa sapere la senatrice e fedelissima del Cav. A gettare acqua sul fuoco ci pensa invece Tajani secondo cui "il dibattito è lecito, ma anche fisiologico. È così in tutti i partiti". "Un chiarimento prima di Napoli? Non c'è uno stravolgimento di linea politica - taglia corto -. È stato cambiato un coordinatore regionale, e cambiarlo non vuol dire mortificarlo. È capitato anche a me. Ci sono delle alternanze che in politica sono normali. Berlusconi ascolta tutti, ma la sintesi la fa sempre lui, che garantisce l'unità del partito". "Non vedo alcuna preoccupazione", conclude quindi sottolineando che "i ministri svolgono un ruolo preziosissimo, a cominciare dalla Gelmini che è il nostro capodelegazione". E su cui venerdì sera saranno puntati tutti i riflettori quando salirà sul palco per chiudere la prima giornata dell'evento di Napoli.

 

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