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Nuova forza di centro, scintille tra Giorgia Meloni e Mara Carfagna

Pietro De Leo
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È quasi ora di pranzo a villa Zagara, le battute finali della convention "Verso Sud" vedono una tavola rotonda, moderata dal direttore del Tg di La7 Enrico Mentana, con Enrico Letta, Antonio Tajani, Carlo Calenda e, collegati da remoto, Giuseppe Conte e Giorgia Meloni. Quando quest’ultima aprendo in suo intervento, fa partire una rasoiata. «Confido che rimettere al centro il Sud sia l’obiettivo dell’evento e non quello che ricostruiscono i giornali di oggi». Il riferimento è a qualche retroscena che ha imputato all’iniziativa di Mara Carfagna la prima pietra di un progetto neo-centrista.

Insomma, è un siluro, che peraltro rompe il ritmo di una due giorni in cui la tenzone politica era rimasta fuori dal tendone dei panel, al massimo derubricata alle note a margine. Il ministro del Sud non lascia inevasa la puntura della leader di Fratelli d’Italia, e concludendo la kermesse replica, pur senza nominarla. «Fare schermaglie sulla convegnistica non mi interessa. Non c’è nessun altro obiettivo in questo evento», oltre a quello di «presentare e implementare le tante opportunità che abbiamo già messo in cantiere per il Mezzogiorno». E anzi «qualunque altro obiettivo non dichiarato avrebbe reso torto ai tanti relatori e sarebbe stato offensivo alle più alte cariche dello Stato». A questo proposito spiega: «Non utilizzo la presenza del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio, del Presidente della Camera per eventuali ambizioni personali. Sono una donna dello Stato: conosco il limite tra politica e istituzioni e lo rispetto». Poi scende più nel particolare: «Ho massimo rispetto per i giornalisti, che naturalmente fanno il loro lavoro. A loro ovviamente è consentito immaginare dei retroscena. Non credo sia consentito farlo a chi, come noi, conosce bene le regole della politica e soprattutto conosce cosa significhi per me il rispetto delle istituzioni».

 

 

 

 

Ma non è il solo momento di muscolarità che c’è stato nella giornata. L’altro ha riguardato un grande classico del confronto sul meridione, ovvero il Ponte sullo Stretto: «Siamo diventati una barzelletta nel mondo», attacca il Presidente della Sicilia Nello Musumeci. «Il tema non è una o due tre campate per realizzarlo, ma se c’è la volontà politica del governo Draghi». Replica il ministro degli affari regionali Mariastella Gelmini: «È una priorità del governo. Ben venga uno studio legato al numero delle campate», l’infrastruttura «è tra le priorità».
 

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