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L'eurodeputato Sandro Gozi attacca la politica: riforma della giustizia solo con i referendum

Dario Martini
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«Il silenzio scandaloso sui referendum sulla giustizia dimostra la sudditanza di gran parte della politica e dei media nei confronti dei magistrati». Sandro Gozi non riesce a capacitarsi dell’assenza di un vero dibattito pubblico sulle ragioni del sì e quelle del no. Eppure, si vota tra neanche un mese, il 12 giugno. L’europarlamentare di Renew Europe è stato eletto in Francia, ma ha sempre uno sguardo molto attento su ciò che accade in Italia, e non risparmia critiche a quella che definisce «la corporazione dell’Anm» che continua ad influenzare la politica.
Onorevole, perché la ritiene una corporazione?
«Lo sciopero di lunedì 16 maggio è il più grottesco che si sia mai visto. Soprattutto perché la riforma della giustizia all’esame del Parlamento è innocua. I magistrati fanno finta di essere sotto attacco. Fanno finta di essere indignati. È tutta tattica. Questa è una riforma che non incide. Mi pare che le ambizioni iniziali si siano molto abbassate. Solo sull’accelerazione del processo civile si sono fatti passi avanti. Ma quello era un elemento imprescindibile per avere i fondi del Pnrr. Sull’elezione del Csm, invece, non è stato fatto quasi nulla, perché non viene limitato il peso delle correnti».
Uno dei quesiti referendari affronta proprio questo tema...
«Non capisco l’Anm quando dice che il Parlamento non è legittimato ad intervenire sulla materia. In realtà, lo è molto di più dei magistrati. La giustizia non è un loro monopolio. Appartiene al popolo, appartiene a tutti. E siccome il Parlamento ha fatto poco, ben venga la parola ai cittadini».
I referendum sono stati proposti dal partito Radicale e dalla Lega. Le altre forze politiche non sembrano molto interessate. Come mai?
«È proprio la sudditanza di cui parlavo. Non capisco chi è per il no, come il Pd, o chi è in parte per il sì e in parte per il no, come FdI. Non hanno interesse a spiegare le loro posizioni agli elettori? Enrico Letta ha fatto uno scivolone enorme quando ha detto che i referendum sono un modo di "buttare la palla in tribuna". Ma come? Sono previsti dalla Costituzione. È meglio far finta di palleggiare in Parlamento? I cittadini vogliono fare gol. Anche Giorgia Meloni non l’ho mai sentita parlare dei referendum. Quando il presidente Mattarella, nel discorso d’insediamento del secondo mandato, ha messo la giustizia al primo posto, tutti i parlamentari si sono sperticati in applausi. Era facile prevedere cosa sarebbe accaduto».
Cosa?
«Se lo sono subito dimenticato».
Se questa è la situazione, crede sia possibile raggiungere il quorum?
«Penso di sì. Ma bisogna iniziare a parlarne. Ho sentito un sondaggio per cui gli italiani che andranno a votare ai referendum sono il 30%. Bisogna aprire il dibattito, poter ascoltare tutti i pareri, i favorevoli e i contrari. Invece, ogni settimana abbiamo 150mila ore di talk show sulla guerra in Ucraina e nulla sulla giustizia».
Quali sono, a suo avviso, i quesiti più importanti?
«Quello sulla separazione delle funzioni e quello sulla custodia cautelare. Per quanto riguarda il primo, è innegabile che i poteri di accusa e difesa siano squilibrati a danno della difesa. I magistrati pensano di essere dei sacerdoti, ma in realtà sono dei funzionari. Dovrebbero ricordarselo».
E sulla custodia cautelare?
«È innegabile che ogni anno ci siano troppi abusi. Quando degli innocenti vanno in carcere l’impatto familiare e di reputazione è devastante. Attenzione, ci sono tanti magistrati che fanno un ottimo lavoro. Ma ce ne sono altri che seguono una logica diversa. Dicono: "Pazienza se qualche innocente sta in carcere se ciò ci permette di prendere i colpevoli". Ecco, questo modo di ragionare è il contrario della democrazia liberale».
 

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