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Il ministro dell'Economia Daniele Franco: al Sud il Pnrr non basta

Pietro De Leo
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Concretezza e capacità di cambiamento. Il ministro dell’Economia Daniele Franco arriva a Sorrento, nella giornata conclusiva della convention "Verso Sud" organizzata da Mara Carfagna, che nel governo si occupa di Mezzogiorno, e da The European House Ambrosetti. Il titolare dell’Economia pone l’accento sulla necessità di dare continuità alla stagione del Pnrr. Che «non può limitarsi a essere una parentesi di riformismo e attivismo amministrativo al termine della quale si torna alla situazione precedente». Perché «il Pnrr da solo non basta a riassorbire il divario tra Nord e Sud». E aggiunge che è necessario «uno sforzo organizzativo inedito. L’esperienza passata suggerisce che le risorse impiegate sono importanti ma anche che i temi si possono concretizzare solo se la capacità di gestire i temi è adeguata». E ancora, sottolinea l’inquilino di Via XX Settembre, «oggi le risorse per investimenti nel Mezzogiorno sono molto più rilevanti che in passato e il piano interviene su tutti i fattori di debolezza del Sud. È un intervento a tutto campo».

Dunque, di nuovo torna il «saper spendere» che già aveva invocato il Presidente del consiglio Draghi nel suo intervento nella sessione inaugurale della kermesse. La possibilità, quindi, di far sì che le opportunità diventino realizzazioni, dipende da «molta concretezza e molto lavoro». Sicuramente c’è il tema energetico, su cui Franco converge e che è stato il leit motiv di questa due giorni. Ma «altre opportunità possono venire dal riposizionamento delle produzioni in un contesto nel quale i fattori geopolitici suggeriscono prudenza nei luoghi di produzione». Poi, ancora, Franco sottolinea che «il riequilibrio dei divari territoriali è uno dei compiti più difficili su cui la politica economica prova a cimentarsi da decenni, le risorse ora ci sono e c’è anche un metodo per utilizzarle in tempi brevi».

 

 

 

 

Il sentiero, è dunque quello di «puntare ad un salto di qualità nell’attuazione delle politiche pubbliche del nostro Paese e dobbiamo far sì che le strutture coinvolte siano solide, efficienti e orientate ai risultati». Poi, aggiunge il ministro, «dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti di politica economica a nostra disposizione, dobbiamo lavorare come Paese su un orizzonte temporale più esteso di quello del Pnrr. Questo richiede continuità d’azione e di coesione». Altro tema, molto doloroso, è quello del differenziale del prodotto interno lordo rispetto al Nord. «Dopo una fase di grande recupero nel dopoguerra –osserva Franco- dagli anni ’80 non sono stati fatti sostanziali progressi. Il Pil pro capite al Sud è il 55% di quello del Nord». Un divario che il ministro dell’Economia definisce «enorme». Perciò, «per conseguire tassi di crescita più robusti è cruciale imprimere una forte accelerazione all’economia del Mezzogiorno e riavviare la convergenza tra le due aree del Paese. Infine, più in generale sulle condizioni dell’economia italiana, «è fondamentale che la gestione dell’emergenza non ci faccia perdere di vista il nostro problema principale, la bassa crescita. Dobbiamo porre termine ad un ventennio di sostanziale stagnazione». Andando più sulla contingenza, invece, «la stima preliminare dell’Istat nel primo trimestre segnala una lieve flessione dell’attività ma la nostra economia mostra al tempo stesso segnali di robustezza».
 

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