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Convention Lega a Roma, Matteo Salvini si prende la scena e avverte il centrodestra: "Solo unito vince e governa"

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Per quasi nove ore resta seduto in prima fila, ascolta tutti, con carta e penna in mano prende appunti. Poi, a fine evento, sale sul palco a prendersi la scena per chiudere la prima tappa del tour che nei prossimi mesi toccherà tutta Italia. Mentre a Sorrento gli altri leader politici si confrontano sul Sud, dalla terrazza della Lanterna, nel centro di Roma, Matteo Salvini si ritaglia uno spazio tutto suo, lancia la corsa della Lega alle prossime politiche, e la sua rincorsa a Giorgia Meloni per la leadership del centrodestra.

I sondaggi d'altronde assegnano a Fdi il ruolo di primo partito italiano, mentre il Carroccio arranca nei consensi e va in cerca di qualcosa che possa invertire il trend in vista delle elezioni del 2023. Anche per questo dalle parti di via Bellerio si è deciso di dar vita a 'È l'Italia che vogliamo', un tour d'ascolto che proseguirà fino a febbraio, un viaggio regione per regione (prossimo appuntamento il 23 maggio a Genova) che di volta in volta riunirà al tavolo esperti, imprenditori, professionisti per parlare dei grandi temi d'attualità. "Vogliamo costruire l'Italia che lasceremo ai nostri figli - afferma Salvini, i cui titoli di coda alla tappa romana durano quasi un'ora -. Il programma con cui ci presenteremo, e penso vinceremo le elezioni, non lo facciamo in un ufficio ma con 20 incontri in tutte le Regioni ascoltando tutti coloro che rendono grande questo Paese".

Fisco, giustizia, lavoro, geopolitica, energia e autonomia sono i sei macro-temi affrontati nel corso della giornata attraverso panel di approfondimento che vedono alternarsi sul palco o in videocollegamento ministri (Giorgetti, Cingolani, Garavaglia, Gelmini, Stefani) e manager (tra gli altri gli ad di Enel, Eni e Terna, Francesco Starace, Claudio Descalzi e Stefano Donnarumma), parlamentari e governatori.

Tra questi ultimi però spicca l'assenza di quello del Fvg, Massimiliano Fedriga, che alcuni indicano come possibile successore di Salvini. Il segretario non se la passa benissimo da quando ha deciso di entrare nell'esecutivo di unità nazionale a guida Mario Draghi. "Siamo entrati in un governo complicato. Se avessi dovuto fare un calcolo di partito avrei detto di no - ammette -, ma con la pandemia è stato mio dovere mettere davanti all'interesse del partito il futuro dell'Italia. E sono sicuro che gli italiani ce lo riconosceranno".

Il pensiero va quindi al voto. E a un percorso di ascolto sul territorio appena iniziato ma già offerto agli alleati, "perché solo unito il centrodestra vince e governa questo Paese. Le divisioni aiutano solo il campo avverso". La Lega, assicura, "è promotrice di una coalizione unita. Cercano di farci litigare con Giorgia, con Silvio, ma più ci provano e meno ci riescono". Vero a metà, visto che i buoni rapporti con Berlusconi bilanciano quelli ai minimi termini con Meloni. Con la presidente di Fdi, infatti, Salvini non si sente da mesi, dall'elezione del presidente della Repubblica.

E di vertici tra leader non c'è ancora traccia all'orizzonte. Forse anche per questo a un certo punto il segretario leghista ricorda che "l'importante è che tutti abbiano lo stesso obiettivo. Il mio non è 'l'importante è partecipare' ma puntare a vincere. Non mi accontento di tutelare l'interesse del mio partito a costo di perdere". "Io anche a queste elezioni amministrative ho chiesto a donne e uomini della Lega di fare un passo indietro per il bene della coalizione - rammenta -. Ecco, io spero che lo stesso spirito di unità animi tutto il centrodestra, e non solo qualcuno, ma ne sono assolutamente sicuro. Non ho voglia né tempo da perdere in litigi. L'obiettivo è là, il centrodestra deve tornare ad essere una comunità di diversi, con un obiettivo comune: governare per cambiare in meglio il paese. Abbiamo il dovere di prenderlo per mano".

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