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Reddito di cittadinanza, leviamolo a chi non lo merita

Gianluigi Paragone
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Fare arrivare più lavoratori stagionali stranieri e usare i fondi pubblici da spendere per formarli: a parlare non è Enrico Letta o qualcuno del centrosinistra. Le parole sono firmate Lega, più precisamente dal ministro del Turismo Massimo Garavaglia, uomo già noto per le sue posizioni a favore delle aste che, in nome dell’Europa, toglierebbero le concessioni balneari ai nostri piccoli imprenditori a favore di grandi gruppi e banche.

Insomma, la Lega di Matteo Salvini, la Lega del «Prima gli italiani», ha nuovamente cambiato rotta e si è messa sul solco dell’aperturismo. Del resto il fu Carroccio ci ha abituati a cambi di direzione sull’Europa e sulla sua moneta passando dall’andare contro il Partito Unico dell’Euro al farne parte, sostenendo la larghissima maggioranza Draghi. Non solo. Sempre il Carroccio ha svoltato pure sulla obbligatorietà vaccinale, passando dalle critiche alla legge Lorenzin al sì incondizionato a favore di una campagna vaccinale (anche se sarebbe meglio dire terapia genica) dove sulla base del siero sono stati discriminati i cittadini, comprimendo diritti (su tutti quello al lavoro) e libertà. Lo stesso «Contrordine padani» è valso sull’atteggiamento verso la Russia di Putin, dove le tracce dei viaggi direzione Mosca sono state sostituite dal sì alle armi all’Ucraina e dal sì alle sanzioni.

Pertanto la richiesta di aumentare i flussi migratori per aiutare gli imprenditori del settore turistico non deve sorprendere. Intanto va detto che sotto sotto, con questa richiesta, la Lega e i suoi ministri di fatto accettano l’aumento degli sbarchi già in corso, un aumento sensibilissimo che la Lamorgese non ha saputo controllare. Quindi siccome non sanno come uscire fuori da questa esplosione di nuovi arrivi (e non potendo nemmeno attaccare il ministro tanto caro a Draghi), ecco una bella operazione «toppa» per coprire il buco: legittimare chi è arrivato e formarlo con i soldi dei fondi pubblici finalizzati alla formazione delle figure professionali che mancano.

Ovviamente di tutta questa bella operazione alla fine resteranno i nuovi arrivi e i buchi in organico. Per spiegarvi il perché di quanto affermo non posso non ricollegarmi a come risolverei io il tema della mancanza di personale: bloccare i redditi di cittadinanza a chi si è sottratto ai colloqui di lavoro e a chi non ha finora totalizzato nemmeno una giornata di lavoro da quando viene erogato. Il reddito di cittadinanza non doveva essere una misura strutturale sostitutiva delle politiche del lavoro. Invece nei fatti sta favorendo il nero, sta creando un disvalore culturale («Tanto c’è il reddito di cittadinanza») e sta creando alla classe politica l’alibi per non promuovere politiche occupazioni serie col rischio di coltivare un nuovo voto di scambio. Lo ripeto: il reddito serviva come corsia di emergenza, invece sta diventando la corsia principale.

Se non riusciamo a controllare chi prende questo sussidio dallo Stato e non reinserirsi nel mercato del lavoro, non capisco come faccia lo stesso Stato a controllare che i nuovi stranieri possano formarsi e restare a lavorare. Quindi, se davvero vogliamo aiutare il turismo controlliamo chi si nasconde dietro il reddito di cittadinanza senza far nulla o essere pagato in nero.

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