Che Fico il proporzionale. Il presidente della Camera in pressing per la nuova legge elettorale, ira di Fratelli d'Italia
Roberto Fico inciampa sulla legge elettorale e scatena l’ennesima rissa parlamentare. Il presidente della Camera non chiude al ritorno al proporzionale scatenando le ire di Fratelli d’Italia. «Credo che ci siano ancora margini per la riforma della legge elettorale», spiega la terza carica dello Stato parlando con i giornalisti a Trentola Ducenta (Caserta), dove sono esposte le opere del pittore antimafia Gaetano Porcasi. Fico aggiunge anche che la riforma elettorale è un tema che «il Parlamento può porre. Vedremo il percorso che può fare una nuova legge elettorale». Le parole di Fico scatenano la reazione di Fratelli d’Italia. «Stupiscono le dichiarazioni del presidente della Camera, che si schiera a favore di un intervento parlamentare volto a riformare la legge elettorale nazionale. Fico, da Presidente dell’Assemblea di Montecitorio dovrebbe essere garante super partes», attacca il capogruppo FdI a Montecitorio Francesco Lollobrigida, che aggiunge: «Avremmo apprezzato un intervento incisivo a difesa delle prerogative parlamentari che in questi quattro anni di legislatura troppo spesso sono state calpestate attraverso l’abuso della decretazione d’urgenza e l’apposizione di questioni di fiducia sulla maggior parte dei provvedimenti varati. Meraviglia quindi che dalla terza carica dello Stato arrivi quasi una sorta di chiamata a raccolta su una materia delicata e quanto mai divisiva come la legge elettorale, certamente non avvertita dagli italiani come assoluta priorità. A che cosa è dovuto questo improvviso interventismo al limite dell’ingerenza?», conclude Lollobrigida.
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Ma che il tema della riforma elettorale sia tornato prepotentemente d’attualità lo dimostrano le tante dichiarazioni di esponenti del Pd a favore del ritorno al proporzionale. Anche ieri in una intervista a Il Tempo Emanuele Fiano aveva manifestato la necessità di una modifica in senso proporzionale della legge elettorale per garantire maggiore rappresentatività e superare un bipolarmismo che negli ultimi anni non ha garantito stabilità e governabilità, regalando all’Italia governi formati da forze che si erano presentate alle elezioni da avversarie. E poco rileva che il segretario Dem Enrico Letta ieri al Corriere della Sera abbia detto che «non si risolvono i problemi politici con la scorciatoia della legge elettorale», perché poco dopo ha aggiunto: «Il sistema di voto attuale è assolutamente pessimo. Io sono per cambiarlo, ma bisognerà lavorare sodo per arrivare a un accordo in Parlamento. Difficile in un tempo come questo mettere la legge elettorale come priorità. Le tre priorità sono la pace, poi ancora la pace e infine le misure sociali ed economiche per evitare la recessione e spingere sulla sostenibilità». Non sarà la priorità, ma i partiti del centrosinistra ne stanno parlando eccome. E sicuramente proveranno a portare in porto la riforma.
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Il leader M5S Giuseppe Conte ha da tempo aperto al ritorno al proporzionale. Una questione di cui avrà di certo parlato nell’incontro di ieri con Letta. «C’è una legge elettorale che si chiama Rosatellum, con i collegi che sono stati rifatti nel corso del tempo. Dopo le amministrative capiremo se c’è un percorso comune su cui basare un miglioramento di questa legge», conferma il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. «Come M5S più volte abbiamo rivendicato il proporzionale per dare al nostro Paese un modo d’identificare meglio i movimenti e i partiti e avvicinare gli elettori alla politica», aggiunge D’Incà. Chi non vuol sentir parlare di proporzionale è il centrodestra di governo. «Non mi appassionano le battaglie sulla legge elettorale. Abbiamo altro a cui pensare, soprattutto alle difficoltà economiche per famiglie e imprese. Non credo ci siano tempi tecnici per fare una riforma, ci sono cose più importanti da fare», taglia corto il vicepresidente e coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. Ma sul proporzionale puntano tutto i partiti centristi: Azione di Carlo Calenda, soprattutto. Ma anche Cambiamo di Giovanni Toti e la stessa Italia Viva. Anche se FdI, Lega e FI sono contrari, una maggioranza per votare il proporzionale in Parlamento si può quindi trovare.
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