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Spie russe in tv, Giuseppe Brindisi e l'appello al Copasir

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«Se siano stipendiati gli ospiti russi nei talk show italiani o se siano spie noi non lo sappiamo. Da noi non si sono presentati come spie. E francamente non era nemmeno nostro compito, andare a verificare. Sono giornalisti. E come tali li abbiamo avuti come ospiti. Ce lo dica il Copasir, che può interpellare i servizi segreti, come stanno le cose». Il giornalista Giuseppe Brindisi, al centro di dure polemiche dopo aver intervistato nei giorni scorsi il ministro degli esteri russo Lavrov nel suo programma "Zona Bianca" su Rete4, spiega all’Adnkronos il proprio punto di vista sull’allarme lanciato dal Copasir circa la presenza di spie russe in Italia e di ospiti dei talk show italiani pagati da Mosca.

«Io personalmente - scandisce Brindisi - non sono né dubbista, né negazionista, né complessista. Io sto con l’Ucraina, senza se e senza ma. Detto questo, secondo me è utile per comprendere quello che sta accadendo, sentire anche la voce che arriva dalla Russia. Certo, se poi ci accorgiamo che sono spie del Cremlino e ce lo dice il Copasir, allora siamo contenti di saperlo. Noi li abbiamo chiamati in quanto giornalisti e opinionisti russi. E ad oggi che ci siano propagandisti pagati dal governo russo che possono essere stati ospiti della nostra trasmissione, a noi non risulta. Ed è difficile, nel caso in cui siano spie, che si presentino con il tesserino. Peraltro non vorrei equiparare Lavrov a qualsiasi opinionista delle tv russe o a qualsiasi giornalista russo che anche noi abbiamo avuto ospite. Siamo su due piani diversi e non facciamo onore alla nostra intelligenza e neanche a quella del Copasir se li mettiamo, invece, sullo stesso piano. Lavrov è il ministro degli Esteri russo e mi sembra insito nel suo ruolo che faccia propaganda russa».

 

 

 

 

«Noi - sottolinea all’Adnkronos il conduttore di "Zona Bianca" citando altri casi, diversi da Lavrov - vediamo nella tv russa un Soloviev o altri come lui che esprimono le loro opinioni. E proviamo a portarli nella nostra televisione ma lo abbiamo fatto con l’intento non di fare propaganda al regime di Mosca, quanto di mettere nel talk una voce diversa per sentire l’altra campana. Ribadisco la mia vicinanza assoluta, senza se e senza ma, all’Ucraina e a un popolo che sta subendo una invasione, ma quando vedo i video girati, con una perfezione cinematografica, da Zelensky, che sembrano i trailer di un film di Hollywood, comincio a stupirmi perché anche dall’altra parte c’è propaganda. Insomma c’è una propaganda da una parte e dall’altra», evidenzia Brindisi che, in merito all’allarme del Comitato parlamentare per la sicurezza, osserva: «Se poi il Copasir si riferisce, invece, a opinionisti italiani molto vicini a Mosca, potrei anche io avere qualche dubbio, ma non lo dico neanche sotto tortura», dice sarcastico. E tornando a bomba, conclude: «Sia chiaro, se mi dovesse mai capitare di intervistare Putin, io lo intervisterei!».

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