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Centrodestra, il vertice tra Meloni, Salvini e Berlusconi può aspettare ancora

Daniele Di Mario
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Anche questa, probabilmente, non sarà la settimana del vertice tra i leader del centrodestra, di cui non c'è traccia nelle agende dei capi dei partiti della coalizione. Ma per il centrodestra quella di oggi sarà comunque una giornata importante: alla Camera si vota la proposta di legge costituzionale sul presidenzialismo, che vede come prima firmataria la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. Il testo in Commissione Affari Costituzionali non è passata per due voti, a causa delle assenze di due parlamentari di Lega e Forza Italia. L'ennesimo incidente parlamentare che ha scatenato ulteriori fibrillazioni nei rapporti tra il centrodestra di governo e FdI.

 

Una ferita che oggi potrebbe essere sanata con un voto compatto della coalizione, come si augura la stessa Meloni: «Vediamo chi ha coraggio, basta con i giochi di palazzo: siano gli italiani a scegliere il Presidente della Repubblica. Non ci sono più scuse», le parole con cui la presidente di FdI «chiama» gli alleati del centrodestra. Quanto al vertice tra i leader, risolta la questione Palermo, pare non esserci particolare fretta. «No, non abbiamo fissato un incontro- dice il segretario della Lega Matteo Salvini- Ci vedremo sicuramente. Io sono a disposizione da giorni, l'unica cosa che ho chiesto è un incontro in presenza, perché delle cose a distanza dove cade la linea e non si sente ne ho le scatole piene. Sono sempre e comunque a disposizione».

 

Il problema, insomma, pare legato alle rispettive agende dei leader e alla necessità di vedersi in presenza. I contatti tra i capi della coalizione, comunque, non sono mancati in questi giorni. Antonio Taja ni spiega che per il vertice «ancora non è stata fissata una data, ma nei giorni scorsi Berlusconi si è sentito con Meloni e Salvini». Quanto all'unità nel centrodestra alle prossime elezioni politiche, il vicepresidente e coordinatore nazionale di Forza Italia assicura: «Assolutamente sì, come saremo uniti nella stragrande maggioranza dei comuni che vanno al voto il 12 giugno. E se non lo saremo al primo turno, lo saremo al secondo. Non abbiamo preclusioni verso nessuno, neppure su Meloni premier, ma prima dobbiamo pensare a vincere le elezioni». Tajani, ad Affaritaliani.it, spiega anche che FI non ha alcuna intenzione di fare asse con Pd e M5S per tornare al proporzionale.

 

«Non ci sono i tempi per cambiare la legge elettorale e comunque noi vogliamo una legge elettorale che dia la possibilità al centrodestra di vincere e governare, come quella attuale», assicura il numero due azzurro. E sull'unità della coalizione scommette anche Mariastella Gelmini. «Il centrodestra governa 14 Regioni e moltissimi Comuni- ricorda il ministro per gli Affari regionali e le Autonomia È l'unica coalizione presente in questo Paese. Quindi, i cittadini e gli elettori ci chiedono di essere uniti e, quindi, mi auguro che questo incontro ci sarà e sono fiduciosa che ci sarà presto, ma la solidità del centrodestra non è legata ad un incontro ma alle tante amministrazioni che governiamo». Da FdI, il vicepresidente del Senato Ignazio La Russa, da Palermo, invita a smorzare i toni, soprattutto per quanto riguarda la Sicilia e la ricandidatura del governatore Nello Musumeci: «Sarebbe bello per la Sicilia che il vertice Berlusconi-Meloni-Salvini non fosse necessario. E sarebbe bello, come noi abbiamo sempre chiesto, che fossero veramente i siciliani a sottolineare l'unità del centrodestra. Si renderà necessario solo se la Sicilia non riuscirà a trovare l'unità. La mia venuta qui è proprio per chiedere che non sia necessario un vertice per decidere quello che è naturale: uniti su Lagalla e uniti su Musumeci».

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