Paolo Barelli avvisa tutti: “Siamo al governo ma non fessi. Grazie a noi niente tasse come volevano Pd e M5S”
Le pressioni sul premier Mario Draghi da sinistra sono evidenti e innegabili, ma è grazie al centrodestra di governo, e in particolare a Forza Italia, che esse non hanno avuto influenza sul presidente del Consiglio. A spiegarlo è Paolo Barelli, presidente dei deputati del partito di Silvio Berlusconi. «Siamo al governo ma non siamo fessi - dice il capogruppo in questa intervista a Il Tempo - Questo è il nostro compito: abbiamo voluto e sosteniamo questo esecutivo per fare gli interessi degli italiani. Quando Draghi ci dà ragione, e avviene spesso, dà ragione alle nostre idee di governo». E sul centrodestra assicura: l’unità non è in discussione.
Capogruppo Barelli, sul catasto siete riusciti a trovare un accordo. Niente nuove tasse. Soddisfatti?
«La riforma del catasto non andava inserita nella delega fiscale. Abbiamo posto a Draghi un tema semplicissimo: non avremmo mai votato un provvedimento che avrebbe potuto introdurre nuove tasse, in particolare sulla casa, che noi consideriamo un patrimonio intoccabile delle famiglie. Nel comma 2 dell’articolo 6 si affiancava al valore della rendita catastale quello della rendita patrimoniale. Avrebbe significato introdurre nuove tasse. Lo abbiamo detto a Draghi e il premier si è detto d’accordo, assicurando che non è intenzione del governo tassare di più gli italiani. Così abbiamo eliminato il riferimento alla rendita patrimoniale. Abbiamo tenuto il punto durante un dibattito molto lungo, ottenendo altri importanti risultati come quello di destinare ai Comuni gran parte delle risorse che arriveranno dall’emersione del sommerso (abusi ed edifici fantasma) che serviranno ad abbassare l’Imu».
Sul passaggio obbligatorio dei decreti delegati in Commissione come avete chiuso?
«Ci fidiamo del premier Draghi che ha compreso le nostre perplessità. Abbiamo evitato l’aumento della tassazione sulle cedolari secche su affitti e titoli di Stato, che con l’introduzione del sistema duale (il passaggio alla doppia aliquota) rischiavano di essere penalizzate».
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Il governo metterà la fiducia sulla delega fiscale?
«Risolti alcuni problemi, si può andare avanti. Siamo d’accordo a ulteriori modifiche per inserire maggiori sconti di tassazione alle fasce più basse e ulteriori tutele sulla casa. Ma non vogliamo creare fibrillazioni: ne parleremo in maggioranza. Preferiremmo lasciare libero il Parlamento di discutere, ma capiamo anche che ci sono tanti provvedimenti in scadenza, come il Dl Energia, il Ddl Concorrenza, oltre al delicata riforma del Csm che deve essere ancora approvata in Senato».
Nessuna deriva a sinistra della maggioranza dunque?
«Le pressioni da parte di Pd e M5S esistono e sono evidenti. Sulle tasse, ad esempio, il Pd (e non solo) ha più volte evocato la patrimoniale. Ma noi non siamo fessi, il nostro compito al governo è questo: fermare ogni deriva a sinistra, rendere più facile la vita ai cittadini liberandoli dalla opprimente tassazione e sostenere le aziende per creare sviluppo e lavoro».
La sinistra su difesa e armi all’Ucraina è spaccata. Il Pd, come voi, è a favore, il M5S no.
«Giuseppe Conte pretende che il premier Draghi chieda una sorta di autorizzazione al Parlamento (a lui?) prima di andare a Washington e ha posto il veto sull’aumento al 2% del Pil delle spese per la difesa. Questi atteggiamenti non ci piacciono. E lo stesso vale per quanto sta facendo il M5S sul termovalorizzatore a Roma, un’infrastruttura indispensabile per chiudere il ciclo dei rifiuti».
Anche sull’energia avete opinioni diversi.
«L’Italia deve dotarsi di ogni strumento per essere autonoma e autosufficiente. Nel frattempo l’Europa deve aiutare i Paesi più colpiti dalle sanzioni mettendo in campo un nuovo Pnrr per la crisi ucraina e Lega e FdI devono stare dalla nostra parte per dare forza alla nostra pressione sull’Ue. Noi come Ppe siamo al governo dell’Ue, ma Bruxelles deve stare al passo coi tempi e cambiare. Giorgia Meloni è leader dei Conservatori, che dialogano già nei Paesi del Nord Europa con il Ppe e la sua versione tedesca, la Cdu. Salvini lo capisco, parla alla pancia dell’elettorato, ma la sua classe dirigente spinge verso il Ppe».
Si riparla di proporzionale. Qual è la linea di FI?
«Non fa parte della nostra storia. I partiti del centrodestra hanno il compito di mettere in campo una coalizione vincente, peraltro indispensabile con questa legge elettorale che prevede anche i collegi. Non ci spaventano le elezioni, ma le affronteremo come centrodestra».
Niente proporzionale, niente federazione.
«Se per federazione intendiamo una coalizione, noi ci siamo. Ma non prendiamo in considerazione una fusione con la Lega. Oltretutto i sondaggi ci danno in crescita».
Come sono i rapporti con gli alleati?
«Ho sempre lavorato molto bene con i miei amici Meloni e Lollobrigida. Così come sto lavorando bene con la Lega. Berlusconi ha ribadito che FI è il centro del centrodestra, la sua anima liberale, moderata, ancorata all’Europa. Vedo molta competizione tra Lega e FdI, ma ci sono leader saggi e capaci che sapranno mettere da parte gli interessi di partito. Tutti vogliamo vincere. Quando FI era al 25% o oltre, Berlusconi ha sempre lavorato per unire, sobbarcandosi il peso della coalizione. Meloni dovrebbe avere questo atteggiamento, lavorando per aggregare, tenere unita la coalizione. Lavoriamo tutti per unire».
Renzi oggi è di destra o di sinistra?
«Berlusconi lo stima. Per lui stare con questa sinistra è difficile».
Anche per Calenda. Su difesa ed energia è più vicino a voi che al Pd.
«Entrambi devono affrontare in un senso o nell’altro i loro problemi con la sinistra, ma non voglio intromettermi. Oggi vedo Pd e M5S legati da un forte affetto. Se Renzi e Calenda venissero con noi di FI creeremmo un centrodestra più moderato e attento all’Ue. Ma non entro nei dibattiti in altri partiti».
Su presidenzialismo e Roma Capitale il centrodestra sarà unito in Parlamento?
«Già lo è. Il presidenzialismo è una battaglia storica di Berlusconi: siamo da sempre favorevoli all’elezione diretta del Capo dello Stato. Voteremo la riforma. Così come tutto il centrodestra voterà quella per dotare Roma dei poteri di una Regione ma con l’esclusione della sanità. Anche Pd e M5S si sono ad ora dichiarati favorevoli. Se nessuno farà marcia indietro credo che la legge costituzionale possa essere approvata in doppia lettura già entro l’autunno».
Berlusconi è deluso per la mancata promozione in serie A del suo Monza?
«È deluso. Ma, da uomo di sport, quando perde guarda avanti per tornare a vincere. Ora ai playoff se la giocherà fino in fondo».