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Vito Petrocelli messo alla porta, si dimette tutta la commissione Esteri. Il 5Stelle: non mi dimetto

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I grillini sono stati gli ultimi a lasciare. Ora si potranno rivotare tutti i membri. Resistenza a oltranza «Non mi dimetto perché sento di rappresentare la Costituzione, la volontà degli italiani che non hanno più partiti che li rappresentino in Parlamento»

Luigi Frasca
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In Senato si continua a cercare la strada per «spodestare» il presidente della commissione Esteri, Vito Petrocelli. Una necessità su cui sembrano convergere tutti i gruppi parlamentari, che devono però fare i conti sulla difficoltà tecnica di rimuoverlo. Ieri a palazzo Madama si sono susseguite una riunione dei capigruppo e una della Giunta per il regolamento, entrambe guidate dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati.

L'ipotesi più accreditata è quella delle dimissioni di massa dei componenti della commissione Esteri, a cui seguirebbe una decisione di scioglimento da parte della Giunta, con conseguente decadenza del presidente. Sembrano infatti precluse altre soluzioni. Petrocelli è ormai finito nel mirino, accusato di posizioni filo-russe. Nonostante questo, di buon mattino ribadisce via Twitter: «Non mi dimetto perché sento di rappresentare la Costituzione, la volontà degli italiani che non hanno più partiti che la rappresentino in Parlamento». Non solo. In mattinata presiede anche una seduta della commissione che delibera su alcuni punti all'ordine del giorno.

Circostanza che- secondo il senatore di Fratelli d'Italia Francesco Zaffini - confermerebbe «l'ambiguità della maggioranza che a parole vuole le dimissioni di Petrocelli ma nei fatti corre a garantire il numero e il funzionamento della commissione stessa. Unico assente Fratelli d'Italia». La capogruppo del M5S a palazzo Madama, Mariolina Castellone, esclude l'idea di spostare Petrocelli in altra commissione: «Non farò forzature come presidente del gruppo sul regolamento al Senato, che non prevede la sostituzione del presidente di commissione», ripete, sottolineando che «il Movimento ha già preso le distanze con l'espulsione».

 

Non restano quindi che le dimissioni dei commissari. Ma la riunione della Giunta termina con un nulla di fatto. Però se dovesse arrivare una comunicazione ufficiale di dimissioni in blocco, sarebbe orientata favorevolmente allo scioglimento della commissione e alla successiva ricomposizione con la nomina di un nuovo presidente. E le dimissioni alla fine arrivano. Le prime sono quelle della vicepresidente della commissione, la senatrice di Italia Viva Laura Garavini e di tutto il gruppo del Pd. Poi, in serata arrivano anche quelle dei tre membri grillini. Ora la commissione potrà decadere e si potrà rifare il presidente. 

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