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L'Anpi non ha più un ruolo preminente nei festeggiamenti del 25 aprile

Fabrizio Cicchitto
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Si sta avvicinando l'anniversario del 25 aprile che oltre alla sua importanza storica oggi è caricato di ulteriori significati a causa dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia di Putin e dei giudizi da dare su di essa. Adesso l'anniversario è complicato dalla situazione del tutto atipica nella quale si viene a trovare l'Anpi che nel passato ha svolto, insieme ad altre organizzazioni aventi la stessa origine ma una collocazione storico-politica diversa (ci riferiamo alle organizzazioni dei partigiani cattolici), un ruolo assai significativo. Oggi questo ruolo è per molti aspetti finito per ragioni anagrafiche assai evidenti. Purtroppo sono molto pochi gli ex partigiani combattenti rimasti in vita. A questo proposito, però, lo statuto dell'Anpi è molto chiaro. La lettera a) dell'articolo 1 afferma: «L'associazione ha lo scopo di riunire tutti coloro che hanno partecipato con azione diretta alla guerra partigiana contro i nazifascisti, contribuendo a ridare al nostro paese la libertà e la democrazia». Questo articolo dello statuto taglia per molti aspetti la testa al toro. In questa fattispecie infatti non si ritrovano né l'attuale presidente Pagliarulo né il gruppo dirigente dell'associazione.

 

 

Allora per non realizzare una sorta di occupazione indebita dovrebbero essi stessi farsi promotori di un cambiamento delle ragioni sociali dell'associazione nel senso che l'Anpi può essere benissimo un'organizzazione politica come altre che certamente sostiene l'antifascismo, ma che non può affatto pretendere di svolgere un ruolo preminente in occasione del 25 Aprile e tantomeno assumere posizioni assai discutibili sulla tragedia riguardante l'Ucraina invocando di avere l'autorità di parlare a nome di partigiani combattenti durante la Resistenza.

 

 

Allo stato le cose si sono complicate e francamente presentano aspetti inaccettabili per due ragioni: da un lato perché è in atto il tentativo di far assumere all'Anpi un ruolo contraddetto dall'articolo 1 dello statuto; dall'altro poi per il fatto di questa Anpi si è impadronito un gruppo derivante da una corrente di Rifondazione comunista che ha tutta la legittimità di parlare a nome di se stesso, ma non quello di esprimere giudizi e valutazioni a nome di chi ha fatto la Resistenza. La situazione è allo stato quindi assai sgradevole, ma essa mette in rilievo lo stato confusionale nel quale si trova tuttora uno dei filoni storici della sinistra italiana, quello di derivazione comunista.

 

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