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Partiti alla guerra sui temi etici: Zan rilancia il suo Ddl, Fratelli d'Italia contro l'utero in affitto

Carlo Solimene
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Costretti a stare insieme in una maggioranza innaturale a causa del Covid, prima, e della crisi ucraina, adesso, i partiti rilanciano le proprie battaglie identitarie sui pochi argomenti esclusi dal perimetro governativo: quelli relativi ai temi etici e ai diritti. E così ieri è ripartito il dibattito è ripartito a spron battuto il dibattito su omotransfobia, omogenitorialità e fine vita. Ad «aprire le danze» è stato il deputato del Pd Alessandro Zan, che in un’intervista a Repubblica, ha annunciato l’intenzione di ripresentare il Ddl che porta il suo nome e che mira a inasprire le pene per i crimini di odio contro gli omosessuali. La proposta era stata bocciata in Senato dal centrodestra l’ottobre scorso attraverso la cosiddetta «tagliola». Un istituto che impediva di ripresentare testi analoghi nei successivi sei mesi. Zan ha pazientemente aspettato che l’intervallo di tempo si esaurisse ed è ripartito alla carica. Peccato che la decisione di riproporre il Ddl nella stessa identica versione - e quindi con all’interno quella definizione di «identità di genere» che aveva provocato la contrarietà non solo del centrodestra, ma anche di alcuni settori del Pd - rischi di condannare il provvedimento al binario morto. Un destino segnato anche a causa dei pochi mesi che mancano alla fine della legislatura. La mossa, quindi, sembra più che altro utile a riaprire il dibattito sul tema soprattutto in chiave elettorale.

 

 

Un rischio che corre anche il testo base adottato ieri in commissione Giustizia alla Camera sul «bando» dell’utero in affitto. Grazie al voto del centrodestra e di alcuni componenti del Misto, la proposta di legge incardinata sarà quellà di Fratelli d’Italia, che prevede di rendere la maternità surrogata un «reato universale». E cioè perseguibile in Italia anche se commesso all’estero. Un’impostazione salutata con favore dalla leader Giorgia Meloni e dalle associazioni Pro Life, ma stigmatizzata come «giuridicamente inapplicabile e irragionevole» dall’Associazione Luca Coscioni, perché mirerebbe a punire «non solo il cittadino italiano, ma chiunque, anche gli stranieri, in tutto il mondo. E quindi non fa i conti con il diritto internazionale».

 

 

Sul tema, peraltro, si registra anche la polemica sulle parole del ministro della Famiglia Elena Bonetti, che mercoledì aveva definito «un bisogno reale nel nostro paese» la questione del riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali, provocando la reazione del leghista Simone Pillon: «Così - aveva detto - si legittimerebbero in un sol colpo l’utero in affitto e la compravendita di gameti, che sono reati». Ed è proprio Pillon il protagonista dell’ultimo fronte sui diritti, quello del disegno di legge sull’eutanasia. Già licenziata alla Camera, la proposta attende ancora la nomina del relatore in Commissione Sanità al Senato. La «candidatura» del senatore leghista, da sempre in prima fila nelle battaglie pro life, ha fatto insorgere il centrosinistra. Gli altri nomi in corsa sono quelli di Caterina Biti (Pd), Alessandra Maiorino (M5s) e Maria Rizzotti (Fi). La decisione finale non dovrebbe arrivare prima della prossima settimana.

 

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