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L'intesa M5S-De Luca abbatte l'ultimo tabù: accordo in Campania con il governatore più odiato

Carlo Solimene
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Il Movimento 5 stelle nella Giunta di Vincenzo De Luca in Campania. La prima reazione è controllare il calendario. Dal 1° aprile sono passate due settimane. No, non è uno scherzo. Ma la notizia resta incredibile, meglio cercare qualche conferma. Il coordinatore campano di Sinistra Italiana, Tonino Scala, è fuori di sé: «La presidente del Consiglio regionale Valeria Ciarambino batta un colpo per rimuovere ogni equivoco, per il bene della Campania tutta». Eh sì, perché a gestire tutta l'operazione sarebbe proprio lei, Valeria Ciarambino. Per due volte candidata governatrice del M5s, sempre con risultati residuali, in passato è stata al centro di scontri clamorosi con lo «sceriffo». Lui le diede della «chiattona», in un'epoca in cui, probabilmente, il Pd era meno sensibile al fenomeno del body shaming. Lei replicò che De Luca era «peggio del Covid». Eppure... eppure le cose piano piano sarebbero cambiate.

 

 

Novembre 2021, sui media campani spopola l'inchiesta sul «sistema Salerno» - una brutta storia di appalti e cooperative- nella quale risulta indagato anche il governatore. Tuttisi aspettano che i Cinquestelle facciano fuoco e fiamme contro lo storico arcinemico. Invece... «Siamo al cospetto di accuse gravi - è la dichiarazione consegnata dalla Ciarambino - ma voglio ricordare che troppe volte abbiamo assistito ad assoluzioni con formula piena, per continuare ad utilizzare queste vicende come arma politica da brandire contro un avversario». Un capolavoro di garantismo e cortesia istituzionale. Poi sono arrivate le proposte dei 5 stelle fatte proprie dalla Giunta. E infine l'ultima puntata, raccontata con dovizia di particolari dall'edizione napoletana di Repubblica. La chiacchierata faccia a faccia prima dell'ultimo Consiglio regionale, nella saletta dei capigruppo, lontano da sguardi indiscreti. Nessuno sa cosa si siano detti, tutti ipotizzano che si sia discusso dell'ingresso in Giunta, di cui peraltro si vocifera da mesi. De Luca non ha certo bisogno di blindare i numeri della sua maggioranza, visto il plebiscito elettorale. Ma ultimamente i rapporti col «suo» Pd sono ridotti ai minimi termini: Letta ha interloquito con gli intellettuali che vorrebbero negare al governatore il terzo mandato. E così, per lo sceriffo, non sarebbe male varare quel «campo largo» che il segretario, a livello nazionale, insegue invano.

 

 

Insomma le voci corrono, si parla di due assessorati, e la notizia è che nessuno, tra i 5 stelle, si affretti sdegnato a smentire. D'altronde Ciarambino ha dei «mandanti» illustri. In occasione della campagna elettorale per Manfredi sindaco di Napoli si sono prestati a una foto con il governatore nientemeno che Luigi Di Maio e Roberto Fico, ovvero le «tre mezze pippe» (con Di Battista) di uno dei vecchi sproloqui del governatore. Peraltro il caso campano non è isolato. Perché solo una settimana fa in Sicilia il sottosegretario Giancarlo Cancelleri aveva aperto all'alleanza con l'autonomista Raffaele Lombardo alle prossime Regionali, provocando il rimbrotto dell'altro aspirante leader siculo dei pentastellati, l'europarlamentare ed ex iena Dino Giarrusso. L'aspetto paradossale è che il Sud dovrebbe rappresentare il «granaio» dei 5 stelle. Insomma, dovrebbero essere loro i corteggiati. Invece, per non morire, si studiano alleanze con personaggi che, fino all'altroieri, erano definiti «impresentabili». Alla fine, il tanto contestato ingresso nella Giunta di Michele Emiliano in Puglia, un anno fa, resta il peccato minore. L'incarico di assessora al Welfare per Rosa Barone causò uno psicodramma e si arrivò a ipotizzare un voto degli iscritti per autorizzarlo, poi mai effettuato. Oggi, invece, avviene tutto più in sordina, tutto ovattato, senza polemiche. Sarà merito della «rivoluzione gentile» di Giuseppe Conte?

 

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