Salvini avvisa Draghi: "Impediremo stangate". Governo verso la resa dei conti sul fisco
La resa dei conti sul fisco è prevista per domani, quando il presidente del Consiglio Mario Draghi incontrerà la delegazione di Lega e Forza Italia per trovare l'accordo sulla delega fiscale. L'incontro era stato chiesto dal centrodestra di governo, e in particolare da Matteo Salvini, per discutere sui temi più divisivi dell'agenda di governo, a partire dalla riforma del fisco. Un'uscita che aveva suscitato qualche irritazione a Palazzo Chigi, che infatti aveva prontamente ribadito l'intenzione del governo di non alzare le tasse e di non colpire risparmio, affitti e casa. Insomma, non è intenzione di Draghi mettere le mani nelle tasche degli italiani.
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Una rassicurazione che evidentemente convince poco il centrodestra di governo. Salvini, in una intervista al Secolo XIX, torna a chiedere al premier di evitare una stangata agli italiani. «Siamo convinti che sapremo spiegare le nostre ragioni al premier, con argomenti convincenti», dice il segretario leghista, che aggiunge: «Difendere gli italiani significa impedire anche l'ennesima stangata. Non meritano altre tasse.
La Lega è al governo pr questo. È anche il momento di un grande pace fiscale». Salvini poi rilancia con altre proposte: «Subito al voto la mozione Lega per il nucleare e va rinnovato lo sconto benzina da 25 centesimo al litro fortemente voluto dalla Lega e in scadenza il 2 maggio».
Ma sul tema delle tasse la maggioranza è tutt' altro che coesa, come dimostra la polemica divampata sull parole del sottosegretario leghista al Mef, Federico Freni. «La legge delega - spiega prevede di razionalizzare il sistema delle aliquote inserendone una, unica, per tutti i redditi da capitale (e, in via temporanea, due)-sostiene una nota del partito - Significa che, a meno di non portare il prelievo al 10% per tutti, resterà inalterata la tassazione solo sulle rendite finanziarie (oggi al 26%), mentre saliranno quelle sulle locazioni convenzionate (oggi tassate al 10%), sui titoli di stato (oggi tassati al 12,5%) o le cedolari sugli affitti (oggi tassate al 21%)». È una delle preoccupazioni-spiegala nota-che la Lega intende manifestare alle altre forze politiche di maggioranza e al presidente del Consiglio Mario Draghi. Anche perché la delega fiscale non ha copertura economica e, come spiega il sottosegretario al Mef Federico Freni, «è quindi immaginabile che l'aliquota che verrebbe adottata sarebbe più vicina al 26% che al 10%, con un sicuro incremento di tassazione per chi affitta una casa o un negozio o ha dei titoli di Stato. Per evitare la stangata, il testo va cambiato».
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Parole che mandano su tutte le furie il Partito democratico, che parla di «pesce d'aprile in ritardo». «Freni oggi parla di stangata. Ci sarebbe da chiedere dove sia stato in tutte queste settimane in cui pur seguendo direttamente l'esame del testo non ha sollevato nessuno dei problemi di cui parla oggi, alla vigilia dell'incontro con Draghi. Sarebbe stato auspicabile da parte del sottosegretario un mea colpa sul mancato raccordo fra governo e Lega, essendo lui il principale responsabile nelle trattative politiche. L'uso di un'accesa tattica propagandistica per spaventare i cittadini su inesistenti aumenti di tasse, non è davvero più tollerabile, soprattutto se proveniente da chi ha incarichi di governo», dice il capogruppo Dem in commissione Finanze della Camera, Gian Mario Fragomeli. A Fragomelli replicano i leghisti Claudio Durigon, Alberto Gusmeroli e Massimo Bitonci «il Pd si conferma essere il partito delle tasse, no a una riforma stangata».
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Anche Forza Italia ribadisce la linea del partito, ribadita anche sabato scorso alla convention romana del Parco dei Principi da Silvio Berlusconi: «Casa e risparmiio non si toccano», taglia corto Sestino Giacomoni. E da Verona, la leader dell'opposizione Giorgia Meloni ribadisce come «sia indegno che perla prima volta nella storia della Repubblica il governo chieda o rischia di chiedere la fiducia su una legge delega. Il governo - dice la leader di Fratelli d'Italia - si è scritto la delega da solo, vuole mettere la fiducia in Parlamento rendendo nullo il lavoro di quest' ultimo e poi scriversi anche i decreti attuativi. Si sta scivolando verso un sistema che non è esattamente quello della democrazia parlamentare».