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Mario Draghi riarma il bazooka contro la crisi: "Pronti a fare di tutto". Poi la gaffe sul condizionatore

Antonella Scutiero
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In uno scenario economico in peggioramento e incerto il governo vara il «Def di guerra» prevedendo un nuovo intervento, subito dopo Pasqua, di sostegno all’economia da circa 5 miliardi e senza escluderne ulteriori se e quando saranno necessari. «Faremo tutto ciò che è necessario per aiutare famiglie e imprese», assicura il premier, Mario Draghi, che frena però chi - in primis il M5s - chiede a gran voce uno scostamento di bilancio. Questo perché «cinque miliardi per tutto il 2022 non bastano», dicono prima il capodelegazione Stefano Patuanelli e poi il leader Giuseppe Conte. Ma Draghi rinnova l’appello all’unità: «Ci sono diversità anche profonde di vedute ma queste battaglie a cosa portano? Al fatto che le istituzioni non rispondono ai bisogni dei cittadini, bisogni che in questo momento sono disperati - evidenzia - io non penso che le forze politiche abbiano queste intenzioni, io penso che alla fine prevalga lo spirito comune. Vi parrò ingenuo, ma la penso così».

 

 

La fotografia la scatta il ministro dell’Economia, Daniele Franco: la crescita di quest’anno dal 4,4 previsto a fine 2021 scende al 2,9% nel quadro tendenziale, risalendo al 3,1% per effetto del provvedimento atteso dopo Pasqua - che conterrà misure contro il caro carburanti ed energia, garanzie credito e assistenza ai profughi Ucraina - che vale lo 0,2% del Pil, per circa 5 miliardi. Risorse che arrivano dallo spazio fiscale di 0,5 punti creato dalla differenza tra il deficit programmatico e tendenziale - in tutto 9 miliardi - di cui circa 4 già impegnati dagli scorsi interventi. prevediamo un indebitamento netto tendenziale pari al 5,1% quest’anno. Il governo spera ancora in un intervento europeo coordinato - serve un intervento che mutualizzi gli effetti delle sanzioni, invoca il ministro dem Andrea Orlando - «C’è l’intenzione di dare una risposta comune, ci sono posizioni diverse, ci sarà una proposta della commissione sul prezzo dell’energia, non so se ci sarà una proposta sul gas e non so se verrà accettata perché ci sono posizioni diverse tra noi, la Germania e l’Olanda. Probabilmente il consiglio europeo di maggio sarà la conclusione. Però non possiamo aspettare solo l’Europa, la mia intenzione è di prendere anche provvedimenti a livello nazionale», incalza Draghi che rilancia il price cap europeo come unica soluzione «ragionevole» per imporre un prezzo massimo che non sia «stravagante» come quello attuale.

 

 

Ma l’idea del governo va oltre il gas ed è un «recovery plan» per la guerra: «Siamo tutti al lavoro per costruire una risposta comune a uno shock che è comune come lo è stato per la pandemia - ricorda il premier - Bisogna ripetere quella esperienza di straordinaria unità nazionale che ha ispirato la nostra azione di governo durante quel periodo». E sul possibile embargo del gas russo «non è un’ipotesi al momento oggetto di discussione ma la situazione va modificandosi sotto i nostri occhi - ammette Draghi - quanto più diventa orrenda questa guerra tanto più la coalizione di alleati si chiede, in assenza di una partecipazione diretta alla guerra, cosa può fare per indebolire la Russia e consentire all’Ucraina di sedersi al tavolo in una condizione non serva». Perché alla fine la domanda è una: «Preferiamo la pace o il termosifone, anzi il condizionatore acceso? Noi siamo con l’Unione europea, se ci propone l’embargo sul gas, siamo contenti di seguire. Vogliamo lo strumento più adeguato per la pace. ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace».

 

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