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Chi dice "no" a Zelensky, veleni e fortait nel giorno del discorso al Parlamento

Carlantonio Solimene
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Se non fosse di cattivo gusto adattare metafore belliche alla politica, soprattutto di questi tempi, si potrebbe sostenere che il discorso con il quale oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky informerà il Parlamento italiano dei bombardamenti russi sulla sua terra, avrà l’effetto collaterale di «bombardare» il «campo largo» del centrosinistra. Perché, alla fine, i mal di pancia maggiori per il videocollegamento organizzato dal presidente della Camera Roberto Fico stanno tutti nel campo dei Cinquestelle. Gli attuali e gli ex trasmigrati in altri partiti. Il ché stride palesemente con la posizione nettamente atlantista di Enrico Letta, leader del Pd ipoteticamente alleato con Conte.

 

Sono i paradossi della politica italiana, capace di trasformare in bagattelle di piccolo cabotaggio anche i momenti più solenni. Eppure, alla vigilia del discorso di Zelensky alla Camera - stamattina alle 11, con diretta anche su Rai 1 oltre che sui canali istituzionali di Montecitorio - la questione che tiene banco è sempre quella degli assenti. Che potrebbero essere diverse decine se sarà confermato il forfait dell’intero gruppo di Alternativa e di diversi parlamentari del Movimento 5 stelle, più alcuni «malpancisti» di Lega e Forza Italia. I nomi sono quelli ormai noti: Lorenzoni e Segneri tra i Cinquestelle, Pillon e Comencini per la Lega, Giannone e Dall’Osso in Forza Italia. Anche delle ragioni si è già scritto: l’incauta sovraesposizione dell’Italia, il rischio di allontanare la pace, il dovere di ascoltare anche l’altra parte, cioè Putin. 

 

A ieri sera il presidente Fico aspettava ancora comunicazioni dai vari gruppi parlamentari sulle presenze in Aula. Montecitorio si è organizzata replicando il modello dell’elezione del presidente della Repubblica - ma stavolta per accedere non sarà necessario il tampone e basterà il green pass base - e predisponendo l’allestimento di scranni aggiuntivi per far spazio ai senatori. Ma molti posti potrebbero rimanere vuoti se è vero che all’appello, tra le conferme, mancherebbero ancora una trentina di senatori grillini.

Le polemiche di questi giorni non hanno aiutato. Da un lato c’è stato il sì dei deputati pentastellati all’ordine del giorno bipartisan che impegnava il governo a innalzare al 2% del Pil gli investimenti nella Difesa, in linea con le pretese della Nato. Un voto che ha spiazzato diversi senatori grillini e, pare, lo stesso Giuseppe Conte, che infatti per la replica a Palazzo Madama si sarebbe orientato per il no. Dall’altro i riferimenti russi agli aiuti dati all’Italia agli albori dell’emergenza Covid. Aiuti concordati direttamente dall’allora premier Conte con Vladimir Putin. E che, alla fine, si concretizzarono in una missione che vide sfilare in Italia più militari che medici. Al punto che Matteo Renzi, mai tenero con l’ex premier, ne ha approfittato per tornare a chiedere una commissione d’inchiesta sulla gestione della prima fase dell’emergenza.

 

Gli imbarazzi per le sensibilità filorusse dei grillini, insomma, non mancano. Così come i veleni. Il calendiano Matteo Richetti gira il coltello nella piaga: «Altro che campo largo, continuiamo a lavorare per ridurre la rappresentanza di populisti e sovranisti». E l’ex capogruppo Dem al Senato Andrea Marcucci mette in parallelo la scelta degli assenti con l’analoga mossa annunciata per domani, in Francia, da Marine Le Pen.

Per una volta il centrodestra appare meno diviso. Le poche defezioni in casa Lega saranno compensate dall’adesione convinta del leader Matteo Salvini. E Forza Italia sarà presente più o meno in blocco, rispondendo alle polemiche sul «mutismo» di Berlusconi rispetto all’escalation militare dell’amico Putin.

Se questa è la vigilia, resta la curiosità per quello che potrà accadere dopo il discorso di Zelensky. Che, dopo una serie di ovazioni raccolte un po’ ovunque, ha attirato qualche critica in Israele per il paragone tra l’attacco russo agli ucraini e l’Olocausto. Come reagirebbe l’Anpi delle piazze anti-Nato se il presidente di Kiev paragonasse la resistenza del suo popolo a quella dei partigiani nella Seconda guerra mondiale? Rischiamo di scoprirlo presto.
 

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