
Boom di assenti per il discorso di Volodymyr Zelensky. La verità sulla defezione del leghista Pillon

Il numero esatto non è e non sarà agli atti, dal momento che la seduta che ha avuto all’ordine del giorno l’incontro in videoconferenza di deputati e senatori con il presidente d’Ucraina, Volodymyr Zelensky, non prevede una registrazione delle presenze, ma secondo le stime che vengono fatte in queste ore da addetti ai lavori e segretari d’aula sarebbero più di 350 gli assenti. Se, infatti, l’emiciclo di Montecitorio era praticamente pieno, quasi vuote erano le tribune messe a disposizione per accogliere anche i senatori. «I parlamentari in totale sono 945 - viene spiegato - tra aula e tribuna al massimo eravamo 580».

"Fa assaggiare il cibo", Putin ossessionato dall'attentato. Stretta sui fedelissimi
All’interno della Lega è il segretario Matteo Salvini a cercare di spazzare via le polemiche: «Io giudico i presenti, non gli assenti. Parlate con gli assenti di tutti i partiti. Ogni partito ne aveva uno. Simone Pillon? È per lavoro a Londra». Chiuso quindi il caso del senatore, accusato di essere filo-russo.

"Draghi ci porta in guerra", il grillino capo della commissione Esteri imbarazza Conte
Diverse assenze anche per il Movimento 5 Stelle e pure all’interno della galassia grillina c’è chi cerca di gettare acqua sul fuoco per prevenire le critiche. «Le assenze in Aula - dice il ministro ai Rapporti col Parlamento Federico D’Incà, ospite di ‘Start’ su SkyTg24 - rappresentano un episodio di chi esprime un parere personale, ma non c’è dubbio sulla posizione del nostro Paese, una condanna dell’aggressione russa e di una ricerca in tutti i modi di una soluzione di pace. Una tregua prima e un tavolo per mettere assieme le persone, anche con un percorso di pace come indicato da Zelensky».

"Le armi? Fatico ad applaudire". La frecciata di Salvini al premier con l'elmetto
Dai blog

Carlo Conti vince ancora. Scoppia la Sanremomania


La magia dei Pink Floyd torna a suonare nell'anfiteatro di Pompei


Da Jackson ai Beach Boys: quando le canzoni finiscono in tribunale
