"Stiamo consegnando agli ucraini armi per mandarli a morire. Costituzione violata", lo sfogo di Paolo Giuliodori
«L’Italia ripudia la guerra. Ripudia, una parola forte, chiara, inequivocabile. E promuove un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni. Pace e giustizia, non aggressività, risentimento e superbia. Ecco cosa dice la nostra Costituzione, niente di più chiaro e semplice. Invece, ancora una volta, assistiamo all’ipocrisia di questo governo e del Parlamento tutto», ha ricordato il deputato di Alternativa, Paolo Giuliodori, intervenendo nel corso delle dichiarazioni di voto sul decreto Ucraina nell’aula di Montecitorio, che poi è stato approvato con 367 favorevoli, 25 contrari e 5 astenuti. «Siamo bravi a predicare la pace, a scendere in piazza, a dimostrarci ovunque solidali con il popolo ucraino, giustamente, per carità, sia chiaro, mi sembra anche assurdo dover specificare di essere contro la guerra, qualsiasi guerra, in ogni parte del mondo. Quella di Putin - ha spiegato l'onorevole - è un’aggressione, un’invasione assolutamente da condannare, ma, allo stesso tempo, siamo i primi ad alimentare odio e risentimento, e a soffiare sul fuoco; a consegnare al popolo ucraino armi per mandarlo a morire».
«Armiamoci e partite - prosegue l’esponente di Alternativa - questo è il gioco di cui ci stiamo rendendo complici. Se alle bombe rispondiamo con le bombe, alimentiamo solo morte e distruzione. Mai come in questo momento è necessaria un’azione diplomatica coesa, seria e credibile; non c’è altra soluzione che la diplomazia e i negoziati, ma negoziati senza pregiudizi, aperti a concessioni reciproche. Non dobbiamo alimentare il noi contro loro, non dobbiamo dividere il mondo in due. La guerra ci ha insegnato che le colpe non sono mai da una parte sola».
«Fornire armi, che potrebbero finire in mani sbagliate, ci coinvolge irresponsabilmente in un’escalation della guerra e ci consegna pericolosamente agli oltranzismi del mondo polacco, baltico, ucraino e di una parte del mondo anglosassone, che si illudono da anni che esista una soluzione basata su una prova di forza militare. Le notizie delle ultime ore sul vertice di alcuni Capi di Governo dell’Est a Kiev sono estremamente preoccupanti, perché ci portano direttamente in un campo di confronto diretto fra NATO e Russia, cioè a pochi minuti dalla mezzanotte nucleare», ha detto all'aula di Montecitorio il deputato di Alternativa Pino Cabras nel corso delle dichiarazioni di voto del provvedimento che contiene disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina, compreso l’invio di armi. «L’Italia - spiega il vicepresidente della Commissione Affari esteri della Camera - fornisce armi a un Paese in guerra assieme a tutta l’Unione europea, a sua volta soggetta a una mutazione istituzionale che passa dalla retorica dei 65 anni di pace alla nuova genetica di un’istituzione votata alla guerra».
Per Cabras quella ucraina «è la crisi internazionale più pericolosa degli ultimi sessant’anni, paragonabile per portata alla crisi dei missili di Cuba del 1962» mentre «abbiamo bisogno di una nuova politica di distensione per l’Europa e questa ci può essere solo sulla base di un’eguale sicurezza per tutti e fra partner con eguali diritti e rispetto reciproco». «La soluzione politica - ha spiegato l’esponente di Alternativa - è a portata di mano. Non comporta rese o cedimenti di principio; comporta una generosa negoziazione di un nuovo equilibrio europeo in cui la sicurezza dell’Europa non sia a scapito della Russia e la sicurezza della Federazione russa non sia a scapito dell’Europa. Occorrerà trasformare l’Ucraina nel laboratorio dell’interdipendenza, garantendo che sia un Paese neutrale, federale, indipendente, con pieno e garantito multilinguismo e una partnership di sicurezza collettiva fra Russia ed Europa. Il resto è guerra, penuria, insicurezza!»
«Ed è ovvio che fine faranno queste armi - ha chiosato il deputato di Alternativa Giovanni Vianello - Se non verranno intercettate prima dai russi, queste armi finiranno inevitabilmente a esser cedute, acquistate, rubate da gruppi terroristici o dalla criminalità organizzata. Queste non sono supposizioni è la realtà di quello che succede quando si inviano delle armi e quando non si comprende questo vuol dire non imparare nulla dalla storia». «Nonostante ciò - ha aggiunto Vianello - state avallando l’invio di armi senza rendere noto al Parlamento e al Paese quali saranno i costi. Noi ve lo abbiamo chiesto ma avete detto di no: il Parlamento non può sapere quale sarà il costo di questo invio di armi. Alla faccia della trasparenza».