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Tagliati gli 80 euro di Renzi. Clamoroso svarione nella legge di bilancio

Franco Bechis
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La sindrome Arcuri sembra avere colpito l’intero governo. Così premier, ministri, sottosegretari ed esponenti della maggioranza seguono orgogliosi le orme del commissario straordinario, che come capitava a frate Cimabue nei vecchi Caroselli di Dom Bairo l’uvamaro, facendo una cosa riesce a sbagliarne due. Lo scivolone da maestro l’ha compiuto il governo sul suo atto più importante dell’anno: la legge di bilancio. Svarione clamoroso proprio su quello che da quando è nato l’esecutivo rosso giallo è stato sventolato come una bandiera: il cuneo fiscale ridotto sui redditi fino a 40 mila euro lordi annui, gli 80 euro dell’odiato Matteo Renzi fatti lievitare fino a 100 euro al mese da luglio a dicembre di quest’anno e resi permanenti a partire dal 2021. Ma la norma è stata scritta sbagliata fin dal primo giorno in legge di Bilancio, ma pur avendo avuto un paio di mesi di tempo non se ne è accorto nessuno. Né il premier Giuseppe Conte, né il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, né i capi delegazione di Pd, M5s e Iv in consiglio dei ministri, né i sottosegretari che hanno seguito la legge di bilancio nel suo percorso, né il presidente della Camera, Roberto Fico che avrebbe dovuto notarlo con i suoi collaboratori, né un solo deputato di maggioranza nei lunghi esami in tutte le commissioni della Camera dei deputati. Tutti discepoli dell’Arcuri-Cimabue, che facendo una cosa ne sbaglia sempre almeno due. Eppure l’errore era clamoroso: avendo rinnovato il testo del 2020, hanno reso permanente sì quei 100 euro al mese di dono, ma solo da luglio a dicembre come era avvenuto quest’anno. Così nella busta paga di gennaio i poveretti che fin qui avevano ricevuto quella somma che pure fa comodo, l’avrebbero vista sparire magicamente per poi tornare con le vacanze estive. Una bella presa in giro, non c’è che dire.

 

Sventata ieri mica da queste truppe che sono al comando dell’Italia non sapendo né scrivere né leggere quello che hanno scritto. C’è voluto il presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati naturalmente grazie ai suoi collaboratori per vedere quell’errore da matita rossa e blu, che avrebbe fatto ripetere l’anno a qualsiasi studente. Capito che così il testo non funzionava proprio, la Casellati si è preoccupata di evitare uno scivolone non da poco al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che avrebbe dovuto firmare la legge di Bilancio entro domani. Lei ha riunito tutti e chiamato il governo chiedendo spiegazioni su quel che era accaduto. E l’errore finalmente è stato visto e riconosciuto dal governo, che subito si è precipitato a dire: «l'errore c’è, ma è solo formale, perché la somma che serve per tutto l’anno c’è in legge di bilancio. Solo che in questo modo la metà non sarebbe stata spesa». Una bazzecola: gli 80 euro di Renzi che sono compresi nel «dono» dovevano lievitare a 100 euro al mese, e invece venivano ridotti a 50 euro al mese. Tutti quelli che fin qui li hanno avuti dal 2014 si sarebbero visti a gennaio tagliare lo stipendio di 30 euro al mese. E da luglio a dicembre avrebbero recuperato 20 euro, che non avrebbero compensato il taglio subito fra gennaio e giugno: alla fine tutti avrebbero perso qualcosa. Magari era stato pure voluto così, per tagliare gli 80 euro di quel Renzi che a tutti gli altri membri della maggioranza sta sull’anima. E per fare dispetto a lui hanno fatto come il marito che in odio alla moglie si taglia le parti basse...

Come fare ora? Conte e la sua squadra hanno deciso quest’anno di umiliare proprio la Casellati e con lei tutti i senatori, impedendo a un ramo del Parlamento di esaminare ed eventualmente modificare la legge più importante dell’anno. Quindi il testo non può essere corretto con un emendamento governativo, perché il testo modificato dovrebbe tornare alla Camera dove tutti i deputati sono già tornati a casa per organizzare il Capodanno e l’Italia sarebbe andata diretta in esercizio provvisorio, non avendo approvato in tempo il suo bilancio. Pessimo biglietto da visita davanti alla commissione europea, che fra poco deve cominciare ad erogare il suo Recovery Fund a un Paese che manco sa spendere le regalie che vuole elargire. Così in extremis è stata trovata una pezza: verrà fatto un decreto legge solo per correggere quell’errore che avrebbe mandato in fumo circa un miliardo e 600 milioni scatenando la rabbia della gente. Così si metterà il Capo dello Stato in una situazione estremamente imbarazzante, costringendolo a firmare nello stesso tempo una legge che già sa essere sbagliata e un decreto legge che sani la malefatta. Mattarella non dovrebbe firmare un decreto così, che è semplicemente indegno gli venga sottoposto. Ma per difendere la dignità del suo ufficio toglierebbe 100 euro al mese a milioni di italiani, e certo questo ha un peso sostanziale. Firmerà, ma è una violenza inaudita quella a cui questa banda di incapaci ha deciso di sottoporre il Quirinale. 

L’incidente capita per altro su una ciambella che fin dall’inizio era nata con il buco sbagliato. Che bisogno c’era ora di regalare quei 100 euro a contribuenti che in gran parte appartengono al pubblico impiego (il solo che ha conservato intatto il proprio stipendio in questi mesi) in una situazione di emergenza economica drammatica come quella della pandemia? Quei soldi non erano più utili per risarcire chi ha perso tutto con i lockdown ed è stato rimborsato se va bene al 15-20%? Non era anche più giusto? Macché, questi volevano solo fare propaganda con i soldi pubblici. E testardamente l'hanno fatta. Inciampando nella loro straordinaria incapacità.

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