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Renzi dice "ciao" a Conte: così il governo ha vita breve

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«Si tratta di una questione da risolvere in qualche settimana. Se c’è l’accordo si va avanti bene, se non c’è l’accordo le ministre si dimetteranno e ritireranno il loro incarico. Noi non siamo in cerca di poltrone. Noi pensiamo che le idee valgano di più delle poltrone». Così il leader di Italia viva Matteo Renzi nel corso di una conferenza stampa in Senato, avvisa Conte e ai Cinque Stelle, gli altri alleati un governo che continua a scricchiolare.

Italia Viva porterà il proprio contributo al Piano di ripresa e resilienza al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Una scelta precisa, quella di Matteo Renzi, che descrive bene lo stato di tensione in cui si trova a lavorare il governo. Italia Viva sceglie, infatti, il confronto con il responsabile di Via XX Settembre e non con il premier Giuseppe Conte. Un gesto fortemente politico a cui si aggiunge il ritardo nella consegna delle osservazioni dei renziani che rischia di far saltare il cronoprogramma a cui mirava Conte e che aveva l’obiettivo di far approvare un testo di massima al Consiglio dei Ministri del 30 dicembre.

La strada del Piano nazionale, dunque, appare in salita e sempre più legata a quella verifica del programma di governo che sembra non decollare. Renzi, in conferenza stampa, attacca frontalmente il Piano predisposto dal premier, giudicandolo «raffazzonato» e «privo di anima». Ma c’è di più. Il leader di Italia Viva coglie l’occasione della presentazione delle osservazioni di Italia Viva al Recovery Plan per ribadire che sul Mes non intende fare passi indietro, che la disoccupazione non si combatte con i redditi di cittadinanza, che l’alta velocità - e con essa il Tav - è fondamentale per assicurare la ripartenza del Paese.

Tre guanti di sfida gettati in faccia ai Cinque Stelle, «gli unici ad aver attaccato davvero il governo con il no alla Tav». Il tutto in un documento che Renzi chiama «Ciao», titolo che suona come un saluto e un avvertimento al premier, ma che il leader di Italia Viva difende: «Si tratta di un documento molto serio: cultura, infrastrutture, ambiente, opportunità». Eppure, le 61 osservazioni messe insieme dai renziani rischiano davvero di mettere in difficoltà Conte e il governo.

L’obiettivo del premier era di inviare il piano a Bruxelles per l’inizio di febbraio, dopo una approvazione preliminare al consiglio dei ministri del 30 dicembre, per inviarlo poi al Parlamento la settimana successiva per le modifiche e vederlo approvare in via definitiva a fine gennaio, inizio febbraio. Nulla di tutto questo, se alle parole di Renzi faranno seguito i fatti. Il nuovo affondo di Renzi, in ogni caso, apre nuovi scenari ed alimenta i sospetti degli alleati di governo per i quali l’ex premier ha ormai adottato una strategia dilatoria tesa a logorare il presidente del Consiglio. Nessuno crede che il leader di Italia Viva si spinga a far deflagrare il governo. Non prima del varo del Recovery Plan e della legge di bilancio, almeno. Piuttosto, Renzi starebbe preparando il terreno per affondare il colpo sul Conte 2 a metà gennaio, quando le due partite che interessano l’Europa saranno definitivamente chiuse.

A questo gioco non partecipa il Partito Democratico che ha già pronte le osservazioni al Piano nazionale e, stando a quanto si apprende, le farà planare sul tavolo di Conte entro questa sera, dopo l’analisi e le condivisioni da parte della segreteria dem. Osservazioni che non mirano a «smontare» il piano predisposto da Conte. «Non è tutto da rifare», precisa Zingaretti.

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