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Con un governo pieno di incertezze l'unica cosa certa è che non si voterà

Angelo De Mattia
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L’emergenza pandemica non cessa; anzi sopravviene una pericolosa mutazione del Covid-19, anche se essa non dovrebbe vulnerare l’efficacia dei vaccini finora preparati. A questa emergenza si aggiunge l’altra, quella economico-finanziaria, tra l’altro con i rischi incombenti sui finanziamenti a imprese e famiglie causati dalla pervicacia con la quale, a livello europeo, dalle diverse Autorità si configura in maniera assurdamente restrittiva il momento in cui scatta il “default” di un affidato e non si incide adeguatamente, come si dovrebbe, sul “calendar provisioning”, il termine fissato per la determinazione del deterioramento dei crediti.

E ciò, mentre stanno per scadere, in Italia, le moratorie dei rimborsi dei prestiti. Non è chiaro il disegno di politica economica per la parte in cui bisognerebbe andare oltre la pur necessaria reazione, nonché il contrasto nei confronti degli impatti della pandemia. Permangono, poi, incertezze sui progetti e, prima ancora, sulla governance del Recovery Plan per potere usufruire dei 209 miliardi del “Next Generation Eu”.

Mentre questo quadro di insieme si fa vieppiù sfidante, ma anche preoccupante, si gioca quella che appare una specie di partita a poker tra forze politiche. Da un lato, sembra darsi per scontato che, qualsiasi cosa accada, sarà pressoché impossibile interrompere la legislatura e andare al voto, anche perché la maggioranza attuale, alla fin fine, non rinuncia a voler essere quella che eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica nel 2022.

Dall’altro lato, si utilizza proprio lo spettro delle nuove elezioni per tentare di riportare a più miti consigli chi, dalla prova elettorale, considerati gli attuali sondaggi sotto il 3 per cento, uscirebbe ulteriormente ridimensionato, se possibile. Sopravviene l’ipotesi del governo di unità nazionale e molte, anche tra coloro che furono aspri critici del Governo Monti, sembrano rilanciare una ipotesi del genere, cambiando idea perché questa volta vi sarebbe un “uomo della provvidenza” il quale sarebbe capace di fare “de albo nigrum et de quadrato rotundum”, Mario Draghi. Mentre dell’avviata “verifica” nella maggioranza non si conoscono gli sviluppi, sarebbe, invece, il momento della definitiva chiarezza da parte di tutte le forze politiche. Si abbandonino i tatticismi o, se tali non fossero, allora si assumano le rispettive formali posizioni e si arrivi a valutare se e come procedere.

C’è un bisogno assoluto di certezze, innanzitutto istituzionali. Una crisi di governo, in questa fase, impegnerebbe il Paese in un tempo che invece va utilizzato con determinazione ed efficacia per contrastare le diverse emergenze. Ma se si fosse arrivati a una “impasse” insormontabile, allora bisognerebbe chiaramente prenderne atto, pena un giudizio di irresponsabilità per tutti i soggetti coinvolti in questa partita di poker.  

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