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Recovery Fund, Matteo Renzi minaccia ancora Conte

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Preceduto dagli avvertimenti di Italia Viva, pronta a mettersi di traverso contro la "maggioranza nella maggioranza", domani il Consiglio dei ministri discuterà il bilancio generale del Recovery Plan italiano, con i singoli appostamenti. Le 6 linee guida - digitale, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione, inclusione sociale, salute - si moltiplicano ognuna su una decina di progetti. L'esecutivo, convocato in seduta straordinaria, metterà ordine tra le diverse proposte, quantificando le risorse necessarie. Il premier Giuseppe Conte ha annunciato che il Cdm darà il via libera alla struttura di governance del Recovery Plan. La struttura, salvo sorprese, dovrebbe prevedere uno schema piramidale con al vertice lo stesso Conte, coadiuvato dai ministri dell'Economia e dello Sviluppo. Questi, riuniti in un comitato ristretto, riferiranno periodicamente al Consiglio interministeriale per gli Affari europei (Ciae) e al Parlamento.

La supervisione tecnica dell'attuazione del piano per il rilancio verrà affidata ad una struttura composta da 6 manager. Si è molto discusso sul loro profilo e il loro potere sostitutivo. I loro nomi, comunque, non arriveranno dal Consiglio dei ministri, che traccerà la struttura senza riempire le caselle. Da Bruxelles, peraltro, non c'è certezza sul via libera definitivo, che dovrebbe arriva tra giovedì e venerdì, veti di Budapest e Varsavia permettendo. Il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans spera in una soluzione comune per tutti e 27 i Paesi dell'Unione, ma se non sarà così "la faremo a 25".

Da Roma, intanto, dovrebbero arrivare più dettagli sui progetti concreti. Palazzo Chigi anticipa che alcuni saranno centralizzati, mentre altri avranno una dimensione più territoriale: è il caso del progetto per aumentare il numero degli asili nido, con uno stanziamento di 2 miliardi e l'obiettivo di offrire strutture per 750mila bimbi. Centralizzati nella progettazione ma localizzati sui territori, inoltre, saranno i programmi di cablaggio digitale, efficientamento energetico, e miglioramento sanitario. Su quest'ultimo capitolo - che dovrebbe prendere il 10% del pacchetto complessivo - si incrocerà la partita del Mes: se i fondi del Recovery dovessero essere ritenuti sufficienti a rilanciare la sanità, forse i famigerati 36 miliardi in prestito dal Fondo Salva Stati non sarebbero più necessari. E questo potrebbe rassicurare chi si preoccupa nel Movimento 5 Stelle.

Le polemiche, comunque, si aprono anche su altri fronti. La ministra per l'Agricoltura Teresa Bellanova, capodelegazione di Italia Viva nell'esecutivo, lamenta di aver saputo del Cdm di lunedì dalla stampa, all'oscuro dei reali processi decisionali. "Non voteremo nessun documento al buio - avverte - non possiamo votare a scatola chiusa né accettare che sia una maggioranza nella maggioranza". Il partito fondato da Matteo Renzi avverte Conte: "Da una settimana chiediamo le carte per poter orientare la valutazione mia e del mio gruppo politico - racconta Bellanova -. Non ho ricevuto neanche un rigo. Non si può sempre forzare oltre il consentito".

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