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Una manovra figlia di nessuno con 7000 emendamenti: la metà della maggioranza

Francesco Storace
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Quei settemila emendamenti ad una manovra figlia di nessuno: solo così si può spiegare il deposito di una marea di proposte di modifica alla legge di bilancio che ha scatenato gli appetiti dei deputati. Tutto lecito, per carità, ma quando si sa che presentare una mole così vasta di emendamenti finisce per cozzare contro il muro della fiducia a che serve tutta questa carta?

E poi, quel che è più incredibile è rappresentato dai numeri dei presentatori. Sembra che Gualtieri, ministro solitario dell’economia, abbia davvero giocato da solo la partita della manovra: addirittura Forza Italia - il partito che lui e Bettini considerano quello più responsabile dell’opposizione - ha scaricato la bellezza di 1298 emendamenti. Persino più dei 1281 di quegli estremisti della Lega e dei 965 della destra sovranista e brutta di Fratelli d’Italia.

Si dirà, è la solita opposizione. Manco per niente: i Cinque stelle sono a quota 1109, più di Fdi. E il Pd, il partito di Gualtieri, ne ha scodellati 803 mentre Renzi ha ordinato ai deputati di Italia Viva di presentarne 668. Alla fine i più moderati sono quelli di Leu che per evitare un infarto al loro ministro Speranza si sono limitati a 179 emendamenti, incluso quello sulla patrimoniale che però da solo ne vale mille.

Dall’unanimità sullo scostamento di bilancio alla frantumazione sulla manovra economica: 3500 emendamenti circa dell’opposizione, grossomodo altrettanti dalla maggioranza e dal gruppo misto. È lo spettacolo offerto da chi aveva illuso gli italiani sulla stagione della nuova unità nazionale.

Al centrodestra non hanno fatto vedere la manovra prima dell’approdo in Parlamento, altro che il doppio relatore su cui si era illusa Forza Italia; ma, sorpresa, anche la maggioranza deve aver aspettato invano un cenno dall’economia. Si sono scatenati tutti. Non ce n’è Coviddi...

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