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Il vaccino rischia di essere una bufala, l'ultima di un governo improvvisato

Franco Bechis
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Il tardo pomeriggio dell’annuncio della disponibilità del nuovo vaccino sul coronavirus il vicepresidente esecutivo della Pfizer, Sally Susman, ha venduto sul mercato 43.662 azioni della casa farmaceutica al prezzo di 41,94 dollari l’una, incassando qualcosa meno di 2 milioni di dollari. 

Poche ore prima il presidente e amministratore delegato della Pfizer, Albert Bourla, di azioni della casa farmaceutica ne aveva vendute 132.508 sempre al prezzo di 41,94 dollari e con un incasso di 5,6 milioni di dollari. Splendida scelta per loro, assai meno per noi. I due più importanti manager della Pfizer hanno scelto di disfarsi di parte rilevante delle azioni che avevano in portafoglio dopo avere detto al mondo di avere appena trovato la soluzione che tutti stavano aspettando come la manna, essendo in pieno dramma della seconda ondata della pandemia.

C’è da pensare che entrambi abbiano immaginato che quell’annuncio avrebbe portato ai prezzi massimi l’azione Pfizer.

 

Perché? Uso per la risposta le considerazioni in parte da uomo della strada, in parte da scienziato che ho sentito fare ieri sera a Piazza Pulita dal professore Andrea Crisanti, uno dei principali esperti del virus che abbiamo imparato a riconoscere. «Non è una buona notizia affatto», ha commentato Crisanti che per altro conosceva solo la vendita di Bourla, e non quella della sua vice che vi abbiamo appena dato noi trovando l'atto sul sito della Sec, la Consob americana. «Se io avessi avuto quelle azioni», ha riflettuto il nostro virologo, «non le avrei certo vendute il primo giorno, ma avrei aspettato tutto lo sviluppo anche commerciale del vaccino». E da scienziato Crisanti ha spiegato di avere visionato la parte di studio resa pubblica dalla Pfizer e di non avere trovato ottime notizie: secondo il professore ci sono dubbi sulla sua efficacia e gli unici dati visti riguardano la reazione positiva avuta da pazienti di età compresa fra 18 e meno di 50 anni. Non è noto se la stessa efficacia sia stata trovata per le persone anziane e fragili. Non solo: non è noto - perché non è stato testato - se chi ha fatto il vaccino resta comunque portatore sano in grado di infettare gli altri. E infine quel tipo di vaccino è assai difficile da distribuire, richiedendo una conservazione a temperature così basse che si trovano solo in frigoriferi oggi presenti in laboratori e ospedali e in qualche grande aeroporto. Impensabile con quelle necessità pensare a una distribuzione capillare come quella che ci auguriamo. Le dico come le ho sentite, anche se capisco che questa sia una doccia fredda sui lettori.

 

Ma dopo avere trovato la notizia della vendita di quelle azioni da parte di chi sa meglio di noi se nei prossimi giorni e settimane dopo l’annuncio da champagne arriveranno docce fredde o ghiacciate, mi sono rivisto la conferenza stampa settimanale del solito ineffabile commissario straordinario all’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri. Beh, naturalmente lui quel vaccino ce l’ha già in tasca e già dice che ai primi di gennaio dovrebbe avere a disposizione le prime dosi. Il nostro manager-terremoto che non una giusta ne ha detta in questi mesi e che ancora peggio non una giusta ha fatto è già alla caccia di frigoriferi con temperature di meno 80 gradi, che arriveranno tempestivamente come i famosi banchi a rotelle della scuola che hanno la loro parte nell’aumentare i contagi o come quelle terapie intensive che doveva fare costruire e che resteranno da costruire ancora per mesi. 
Se è nelle mani di Arcuri non corriamo nessun rischio in caso di vaccino fallace: tanto non arriverà a destinazione, e danni non ne potrà fare. Ma qualcuno ne ha già fatto, perché giocare ad avere il vaccino in tasca illude tanta gente che meriterebbe ben altro dopo tutti i disastri compiuti da questa ineffabile squadra di governo grazie alla quale l’Italia già ora è fra le primissime nazioni al mondo per mortalità Covid (e la curva qui deve ancora crescere ed esplodere purtroppo). Per altro stesso annuncio aveva fatto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sostenendo che già a dicembre lui avrebbe avuto il vaccino in tasca, anche se pensava a quello di Oxford e non a quello Pfizer.

Stanno giocando con la pelle dalla gente e lo fanno avendo la coscienza sporca. Come ha dimostrato nelle due ultime puntate la trasmissione Report sulla Rai con l’ottimo servizio di Roberto Persia e Alessia Pelagaggi sul mistero di un rapporto critico sulla gestione italiana della pandemia fatto dall’Oms europea e da loro ricercatori italiani, e cancellato subito dopo la sua pubblicazione su pressioni del governo italiano e secondo le testimonianze raccolte da Report dal prof. Ranieri Guerra direttore aggiunto dell’Oms e consulente dell’esecutivo. Come nei regimi, di questo esecutivo è concesso solo essere cantori.

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